Amadeus torna a parlare del Festival di Sanremo in una nuova intervista rilasciata al Corriere, partendo dal DPCM, anzi dall’eccezione che sarebbe concessa all’Ariston, unico teatro che potrebbe essere operativo: «Penso che con le dovute accortezze, i distanziamenti e i numeri ridotti, teatri e cinema dovrebbero riaprire. Nel caso di Sanremo però parliamo di uno studio televisivo, come succede per tanti altri programmi». E il pubblico sarebbe fatto da figuranti, «figure contrattualizzate che sono parte integrante dello spettacolo nel rispetto del DPCM. Con le giuste distanze possiamo arrivare a 380 persone in platea»
E poi ancora: «Il Festival blindato non serve a niente, non è uno spettacolo televisivo, passerebbe alla storia per il Sanremo del Covid, per il Sanremo della desolazione. Intorno al Festival da 70anni a oggi è sempre stato costruito uno spettacolo. Se in una partita di calcio mi togli il pubblico, mi levi le porte, riduci a 8 i giocatori e il pallone sì ma sgonfio, forse è meglio rimandare la partita».
Il conduttore ha poi parlato anche di tutti gli eventi collaterali che si svolgono durante il Festival, come gli show in piazza Colombo, sostenuti da sponsor e cifre importanti: «Troveremo un piano b perché credo sia giusto non rinunciare a un contributo economico rilevante». Fino ad arrivare alla famigerata data, per ora confermata al 2 marzo: «Se lo posticipi a maggio non è Sanremo, ma il Festivalbar. E poi chi ci dice che a maggio avremo lasciato le mascherine e potremo abbracciarci tranquillamente? Se così fosse firmerei subito, ma a maggio probabilmente saremo più o meno nella stessa situazione. Quindi spostarlo per trovarsi con gli stessi problemi non avrebbe senso. Chiarisco una cosa: non vorrei che sembrasse che mi sono intestardito a fare Sanremo a tutti i costi. Lo devo volere la Rai, la discografia e la città di Sanremo. Lo dobbiamo volere tutti: o siamo compatti e lavoriamo per farlo al meglio oppure ci rivediamo nel 2022».
Amadeus: «Sanremo a maggio non è Sanremo. O lo vogliamo tutti o ci vediamo nel 2022»
Il conduttore ha risposto alle polemiche degli ultimi giorni: «Rai, discografia e la città di Sanremo devono essere uniti»