All’annuncio che Ammore e Malavita sarebbe stato in concorso a Venezia i Manetti Bros. avevano scherzato, dicendo di non possedere camicie adatte per il festival e il direttore della Mostra del Cinema Alberto Barbera aveva definito la scelta del film “una scommessa”. Bilancio: i due registi sono arrivati alla conferenza in maglietta (grandissimi!) e la sfida non è stata vinta. È stata stra-vinta: «Per noi essere qui è un po’ come se la Sambenedettese giocasse al Bernabeu contro il Real Madrid». E vincesse pure, aggiungiamo.
Sì, perché questo irresistibile crime-musical in salsa napoletana ha strappato un numero infinito di risate sganasciate e applausi che partivano spontanei durante la proiezione stampa (e che quindi valgono doppio) sui numeri musicali, tutti diversi e godibilissimi, e su battute come quella (top) del personaggio di Giampaolo Morelli: “Per la gente di malavita l’essere umano è come la pummarola ‘ncoppa agli spaghetti con le vongole: non vale nu cazz”.
Morelli (aka Lollo Love, ormai un vero e proprio attore-feticcio per i Manetti) è Ciro, un temutissimo killer al soldo di “o’ re do pesce” (un Carlo Buccirosso che fa quello che sa fare meglio… e canta!) e della moglie Donna Maria, interpretata da una sorprendente Claudia Gerini: «Il mio nonno materno è napoletano e ho avuto un coach d’eccezione, Carlo».
Fatima (Serena Rossi, la “voce” del cast) è una giovane infermiera che si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato. A Ciro viene dato l’incarico di freddare quella ragazza che ha visto troppo, ma quando i due si trovano faccia a faccia riscoprono l’amore mai dimenticato della loro adolescenza. E lui deciderà di tradire il boss e l’amico Rosario (bravissimo Raiz) per proteggere questo sentimento.
«Raccontare Napoli sopra le righe è il modo più giusto per farlo: questa città è emozioni forti, alcune negative, come spesso il cinema ha mostrato, ma anche tantissime positive!» spiegano Marco e Antonio Manetti, che sono tornati a girare nel capoluogo campano dopo Song’e Napule: «Per noi è la capitale italiana della cultura».
L’ispirazione arriva diretta dalla sceneggiata: «Abbiamo recuperato con amore una forma d’arte fortemente partenopea che è stata un po’ dimenticata e pensiamo che sia una vergogna perché è altissima». E ovviamente questa rivisitazione porta la firma dei Manetti su ogni fotogramma, dall’ironia inconfondibile al citazionismo pop più sfrenato: vi anticipiamo solo che Serena Rossi canta una versione napoletana di What a feeling! da Flashdance.
Non vi basta? Il personaggio di Claudia Gerini è una fan sfegatata dei film di James Bond e c’è una scena che ricorda – consapevolmente o meno – Thriller di Michael Jackson: protagonisti i piccoli boss morti ammazzati nel corso di questo ganster-movie canterino. «Abbiamo lavorato in simbiosi con gli autori della musiche Pivio e Aldo De Scalzi e con Nelson, che ha scritto i testi, per cercare il giusto equilibrio» spiegano i registi.
Amore e pallottole insomma, in una Gomorra da ridere dove le Vele di Scampia stanno a Napoli come la Tour Eiffel sta a Parigi: e la scena dei turisti americani che cantano e ballano dopo lo scippo, “esperienza definitiva della città” secondo la guida, è la risposta italiana e divertita alla sequenza di apertura di La La Land.