Paul Thomas Anderson ha girato i video per l’album dei Radiohead, A Moon Shaped Pool, Jonny Greenwood è il musicista di fiducia del regista. È del tutto naturale quindi che il cineasta di The Master e Thom Yorke abbiano deciso di unire le forze per portare sullo schermo il nuovo disco di Thom, Anima, con un corto di 15 minuti, un one-reeler, come l’hanno chiamato i due prendendo in prestito una definizione dall’era del cinema muto: sostanzialmente si tratta un film della durata di 10-12 minuti, che sta su una bobina. E infatti Anima è anche un omaggio alle commedie senza sonoro degli anni ’20.
«L’album e il film sono indipendenti» ha spiegato Anderson in un’intervista a Variety, «ma sono anche due facce della stessa medaglia. Ogni video musicale esiste per guidarti attraverso il disco, non è mai una cosa a sé. Ma è tutto merito di Thom. Gran parte delle idee provengono direttamente da lui». In particolare gran parte del lavoro è frutto del feeling tra Yorke e il coreografo di Suspiria Damien Jalet: «Si sono trovati e, dopo il film di Guadagnino, c’era una sensazione di incompiutezza tra loro, volevano continuare questa collaborazione. Quindi io alla fine ero una specie di terzo incomodo».
Anima è costruito come un sogno in tre parti, in cui Yorke incontra una donna (la sua compagna attrice Dajana Roncione). E vediamo sullo schermo quella che probabilmente è l’espressione più pura di romanticismo a cui Yorke si sia mai rassegnato. Nessuno sarcasmo, nessuna ironia, ma una manifestazione euforica e quasi insostenibile quanto il flashback di Vizio di Forma, in cui Doc Sportello e Shasta Fay Hepworth limonano sotto la pioggia. Praticamente Thom Yorke è il protagonista di una specie di commedia romantica muta. «Buster Keaton lo faceva. C’era sempre una scena un po’ romantica», afferma Anderson. «Sì, avete capito bene Thom Yorke come Buster Keaton: Ha quel mood, vero? Fisicamente intendo. È incredibile con il corpo, molto fisico. Continuavo a dire, “Più Buster Keaton, più Buster Keaton!”. E sembrava funzionare».