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Antonia Truppo: fra cinema e tv, con il cuore in teatro

L'attrice ha vinto due David di Donatello in due anni come non protagonista per 'Lo chiamavano Jeeg Robot' e 'Indivisibili'. E ora la ritroviamo sul grande schermo con 'Gli Sdraiati', al fianco di Claudio Bisio

«Non so se sia mai accaduto, ma è molto strano che sia successo a me». Questo è quello che ti risponde Antonia Truppo quando le dici che vincere due David di Donatello come attrice non protagonista in due anni non è una roba da tutti i giorni. Ma lei, che è molto solare e piacevolmente chiacchierona, ci scherza su: «Ho due figli piccoli che corrispondono come tempi più o meno ai due film per cui mi hanno premiata, Lo chiamavano Jeeg Robot e Indivisibili. Erediteranno un David a testa, non so bene cosa ci faranno, ma ognuno avrà il suo». Ride.

Eppure Antonia ai premi è più che abituata, perché a teatro ha portato a casa tutti i riconoscimenti possibili: il Premio Ubu, il Premio Eti, la Maschera d’Oro. Sul palco ci è salita a 18 anni e a 23 ha incontrato Carlo Cecchi: «Mi ha cambiato la vita perché ho avuto la fortuna di conoscerlo quando ero giovane per cui, come amava dire lui, “non mi ero ancora inguaiata”: quell’essere un po’ naif, un talento ancora plasmabile a lui piaceva molto. Ci ho lavorato per 15 anni, fino alla nascita del mio primo bimbo».

Poi la vita inaspettatamente le ha aperto delle strade che batteva senza grandi aspettative: «Non è che mi sia mai tanto sbattuta per fare cinema e televisione. Ero impegnata in lunghe tournée e quindi ho fatto dei film belli, ma poteva passare del tempo tra una pellicola e l’altra perché c’era il palcoscenico: ora che ho due figli piccoli e molto vicini di età, è tutto diverso. E sì, il teatro mi manca, ma va bene così».

La sua prima esperienza in tv è stata La Squadra, «una palestra incredibile», ma quando ha rifiutato di fare la seconda stagione «in molti mi hanno detto che ero pazza, ma in quel periodo il teatro mi appagava e ripagava, stavo per riprendere Sei personaggi in cerca d’autore, dove ho imparato a recitare davvero».

In questi giorni la ritroviamo al cinema ne Gli Sdraiati, il film di Francesca Archibugi liberamente tratto dal libro di Michele Serra con Claudio Bisio. Antonia interpreta Rosalba, l’ex domestica della famiglia Selva, che, un giorno di 17 anni prima, di punto in bianco, se andò senza spiegazioni. E ora è tornata: «A livello narrativo mostra questa durezza apparente necessaria alla pellicola, che investe e travolge il protagonista. Lui travisa questo atteggiamento di lei nei suoi confronti e si fa un film parallelo, portando lo spettatore con sé fino alla rivelazione finale».

Lavorare con Bisio «è stato bellissimo, corrisponde molto al suo personaggio nell’immaginario collettivo. L’altra sera ho detto a sua moglie: “Ma la notte sta zitto?”, perché è travolgente, ha sempre la battuta pronta, però è anche una persona di cuore. Sono rimasta colpita: Giorgio Selva si è impossessato di lui, è un personaggio simpatico, ha un appeal comico, però è un uomo in un momento difficile, che mostra tante fragilità».

Sul grande schermo Antonia ha recitato anche in Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda ed è nel cast di Senza fiato, che racconta una vita ai margini nella terra dei fuochi: «è un progetto piccolo che ha avuto una distribuzione a macchia, un film sociale e molto profondo». In tv invece è stata protagonista di puntata ne L’Ispettore Coliandro, dove ne fa vedere di tutti i colori a Giampaolo Morelli: «I Manetti sono pazzi e lo dico con grande simpatia perché sono veramente atipici nella televisione», e di Sotto copertura 2.

Se le chiedi che tipo di film vorrebbe interpretare non ha dubbi: «Una bella commedia, diciamo alla Virzì, qualcosa che mi dia l’opportunità di mettere in mostra un lato un pochino più comico, che comunque in teatro ho praticato».

Si definisce un tipo melodico-rock: «Ho un look rock mio malgrado, ancora non ho preso coscienza dell’età, della femminilità, anche se oggi ci ho fatto più pace, ma prima ero irrecuperabile. Il tappeto rosso aiuta, peccato che io poi non riesca mai a guardare le foto perché mi sembra sempre di vedere una a cui hanno appioppato un vestito addosso» ride.

Nella sua colonna sonora «c’è Pino Daniele che mi fa pensare a tanti ricordi, ha raccontato musicalmente e come poeta un passaggio, una Napoli con un respiro molto più ampio». La sua canzone? «Scusa sono un po’ stonatella (e inizia a cantare): “È tanto tempo che non ti vedevo/ eppure so’ cuntento/ ‘o ssaje m’hanno fottuto ‘e viaggi e l’autostrada”». Il brano è E cerca ‘e me capì: «Parla dello spaesamento quando vivi una vita molto piena fuori e tornare a casa ti confonde, dice “Sto cu ll’uocchie apierte e sento ‘e sunà’”. Quella sensazione che rimane dopo un concerto, dopo uno spettacolo e fai fatica a rientrare nella vita normale».

Quando vedremo Antonia in un ruolo da protagonista? «Non chiederlo a me, non sono io che li rifiuto (ride). Quello che posso dirti è che le parti da non protagonista sono molto complicate: non sei il direttore d’orchestra, non sei il primo violino però devi essere accordato al film di cui sai poco, perché sul set resti solo qualche giorno. Quindi se pensi a fare bene il tuo, è completamente inutile perché magari sei stonato rispetto al resto: c’è bisogno di un orecchio molto forte e dinamico, secondo me è più complesso».

Intanto però la vedremo nei panni di sceneggiatrice: «Uno dei progetti a venire, non si sa quando però, è un film scritto anche da me, una storia un po’ autobiografica che ha avuto già un riconoscimento al Ministero. Un’altra cosa inaspettata. Ma d’altra parte è stato tutto così in questi anni: inaspettato».

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