Arriva su HBO il 21 febbraio Allen v. Farrow, una docuserie che torna sul caso Woody-Mia. Il regista di Manhattan, accusato all’inizio degli anni ’90 dall’ex compagna (nonché protagonista di tredici dei suoi film) Mia Farrow di molestie sessuali contro la figlia adottiva Dylan, è stato assolto nel corso delle indagini giudiziarie avvenute all’epoca. Ma il dibattito MeToo ha rilanciato il caso, dando evidentemente anche origine a questa serie. Allen ha risposto al caso nella sua (osteggiatissima) autobiografia, mentre Moses, un altro dei figli adottivi della coppia, si è sempre schierato dalla parte del padre, sostenendo che la madre aveva manipolati i figli per convincerli che fosse un molestatore, vendicandosi così della relazione di Woody con la figlia adottiva (soltanto di Mia) Soon-yi, attuale moglie del cineasta.
Il documentario in quattro puntate mette insieme filmati casalinghi inediti, documenti giudiziari, materiale della polizia e registrazioni audio mai ascoltate finora per esaminare la storia dietro le accuse di Mia. Il lavoro di Kirby Dick, Amy Ziering e Amy Herdy sembra sbilanciato dalla parte di Farrow, visto che contiene interviste all’attrice, ai figli Dylan e Ronan (il giornalista che ha firmato l’inchiesta del New Yorker che ha dato origine al movimento MeToo), oltre all’amica di famiglia Carly Simon, all’avvocato dell’accusa Frank Maco, a parenti, investigatori, esperti e testimoni.
Dalle informazioni raccolte finora, sembra non esserci traccia dell’altra “campana”, cosa che apparentemente rende la serie – e la sua tesi – univoca, come già successo con Leaving Neverland, il doc “postumo” sulla presunta pedofilia di Micheal Jackson, sempre prodotto da HBO.
In attesa di vederlo, c’è solo una domanda da porsi: ce n’era davvero bisogno? E soprattutto: chi ha deciso – considerate anche le risposte dei tribunali – che è questa l’unica storia da raccontare?
Ecco il trailer di Allen v. Farrow: