Emanuele Filiberto è stato uno degli ospiti della seconda puntata della nuova stagione di Belve, e tra le domande di Francesca Fagnani ce n’è stata anche una sul passato di Vittorio Emanuele, suo padre, accusato nel 1978 dell’omicidio di Dirk Hamer sull’isola di Cavallo (fu poi assolto). Una storia raccontata nella docuserie Il principe, uscita la scorsa estate e di cui vi abbiamo parlato qui.
La vera protagonista della storia narrata su Netflix è Birgit Hamer, sorella del ragazzo rimasto in coma per mesi e poi morto in seguito allo sparo. E se nel documentario ci si interroga sulla dinamica dell’incidente, Emanuele Filiberto ieri sera ha difeso il padre: «Mio padre ha sempre voluto sapere la verità, ha subito detto che era stato lui in quanto unico possessore di una carabina. Dopo però si è trovata una seconda pistola che puzzava di polvere (da sparo, ndr)».
Ma Beatrice Borromeo, regista e produttrice del Principe, ha risposto su Instagram:
«A proposito dell’intervista di ieri sera che Francesca Fagnani ha fatto a Emanuele Filiberto di Savoia vanno chiarite due cose. La storia della seconda pistola qui raccontata è una cavolata immane perché si trovava nella barca in cui dormiva Dirk Gamer (tra l’altro sotto lo sguardo di Umberto Ercole e Fabiana Balestra che l’avevano nascosta come raccontano nel secondo episodio del Principe su Netflix). I fori nel vetro (vedere le foto dopo il video di #Belve) corrispondono con le ferite sul corpo di Dirk, che stava su un lettino rialzato, e corrispondono anche con la posizione in cui era Vittorio Emanuele, tant’è che hanno poi trovato due bossoli esattamente sotto il punto in cui si trovava il principe quando ha sparato i due colpi. Non c’è nessuna possibilità che la seconda pistola abbia sparato a Dirk perché, ripeto, era nella sua stessa cabina e i danni sarebbero stati ben diversi (mentre Dirk è stato colpito solo da frammenti di proiettili che si erano infranti passando attraverso la carlinga della barca in mezzo e poi al vetro della barca di Dirk). Questo al di là del fatto ovvio che manca il movente perché qualcuno si alzi nella notte e spari a un ragazzo che dorme (guarda caso nello stesso istante in cui spara Vittorio Emanuele). I colpi in più di cui parla Emanuele Filiberto sono – lo dicono i testimoni – quelli sparati dai bengala per illuminare la scena. Mi rendo conto che dobbiamo tutti voltare pagina e che Emanuele Filiberto di Savoia voglia difendere suo padre, è umano e comprensibile. Ma evitiamo di parlare di spasmodica ricerca della verità, coprendosi dietro una pistola che non c’entra nulla. Bisogna avere abbastanza rispetto da capire che queste bugie reiterate, ora che i fatti sono a portata di tutti, sono gravemente lesive della memoria di Dirk che, se non la verità, meriterebbe almeno il silenzio».
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