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Beyoncé sta scrivendo un film su Saartjie Baartman, la venere dei freak show

Definita "la prima booty queen", Saartjie era una schiava diventata fenomeno da baraccone per il suo sedere pronunciato. Pare sarà il soggetto del primo film scritto da Bey

Beyoncé in concerto a Philadelphia. Foto Kevin Mazur/Getty Images for Anheuser-Busch

Da tempo Beyoncé aveva messo un piede a Hollywood – sono passati più di dieci anni dalla sua performance in Austin Powers in Goldmember – ma ora pare sia pronta a fare un colpaccio da Oscar: un reporter del Sun ha raccontato che Queen Bey sta scrivendo un film (in cui dovrebbe anche recitare come protagonista) sulla storia di Saartjie (detta Sarah) Baartman.

Ritratto di Saartjie Baartman, fonte Wikipedia

Baartman è stata per alcuni anni un “fenomeno da baraccone” dei freak show di inizio Ottocento. Di etnia khoikhoi, una popolazione del sud ovest africano, era nata in quello che ora è il Sudafrica nel 1789. La zona al tempo era occupata dagli olandesi, che avevano rinominato la popolazione “ottentotti”, un vocabolo che assomigliava alla lingua del popolo khoi ora diventato un termine dispregiativo. Saartjie lavorava come schiava per una famiglia di olandesi, che decisero di portarla nel 1810 in Inghilterra per farla esibire come fenomeno da baraccone con il nome di “Venere Ottentotta”. Le sue caratteristiche erano le natiche molto pronunciate e piccole labbra lunghe 8 centimetri, tratti tipici delle donne Khoi. Durante le esibizioni gattonava con una catena al collo e uno straccio che le copriva le parti intime.

Una volta abolita la schiavitù, Baartman sostenne a processo che lei si esibiva per libera scelta e che si prendeva metà dei guadagni, ma l’onestà di questa dichiarazione è sospetta. Quando in seguito venne venduta a un ammaestratore di animali francese, le condizioni di vita di Baartman diventarono ancora più dure, e biologi come Georges Cuvier la visitavano per registrare le sue caratteristiche, paragonandola alle scimmie. Morì a 25 anni dopo essersi data alla prostituzione, e alcuni suoi resti furono esibiti al Musée de l’Homme di Parigi – e ritirati dopo pochi mesi.

Quello di Beyoncé non è il primo biopic su Baartman: nel 2010 il regista di La vita di Adèle Abdellatif Kechiche aveva girato Venere Nera sulla sua storia. E in questi ultimi due anni, in cui le discussioni sull’uso nei media delle forme femminili è all’ordine del giorno, il nome Saartjie Baartman è tornato in circolazione, definita “La prima Booty Queen” da Jezebel e presa come paragone quando Paper ha pubblicato la tanto discussa cover di Kim Kardashian per indicare lo sfruttamento e il feticcio verso il corpo delle ragazze di colore.

Le due discusse copertine di Paper con Kim Kardashian, 2014

Il corpo di Beyoncé è da sempre al centro dell’attenzione, quindi la scelta di raccontare questa storia è più che azzeccata. La notizia non è ancora del tutto confermata, ma a questo punto speriamo lo sia presto.

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