Ogni musicista è un mondo a sé, ma Birthh, alias la 20enne toscana Alice Bisi, lo è ancora di più. Primo, perché confessa candidamente di aver deciso la sua strada dopo aver visto School of Rock («Volevo diventare la batterista degli AC/ DC, papà mi disse che forse era meglio iniziare da qualcosa di più melodico e mi iscrisse a chitarra»).
Secondo, perché il suo primo concerto è stato proprio con la band del padre, chitarrista per passione nonché suo primo fan («Fino a 16 anni pensavo di avere una brutta voce, è stato lui a convincermi del contrario»). Terzo, perché preferisce una buona antologia di poesie italiane ai social network, che le fanno paura: «C’è un interludio nell’album che si rifà a Ungaretti e ho sempre adorato Leopardi. Ma vorrei comporre i miei testi come le poesie dell’ultimo Montale: semplici e d’impatto».
Potremmo andare avanti così all’infinito, ma vi basti sapere che Birthh, con il suo primo album Born in the Woods, è un gioiello di rara luminosità. Alice ha composto, arrangiato, prodotto e suonato tutti i brani, con l’aiuto di due ragazzi classe 1995 che l’accompagnano anche dal vivo, Lorenzo Borgatti e Massimo Borghi. Un dream pop profondo, struggente e delicato, degno di una grande produzione americana, anche se concepito in cameretta.
«Il quinto anno di liceo è stato tosto: ero triste, arrabbiata, volevo dimostrare qualcosa. La mattina andavo a scuola, il pomeriggio registravo i provini per non disturbare la mia famiglia e la notte studiavo in silenzio». La fatica è stata ripagata, però: è arrivato l’apprezzamento di festival internazionali e prestigiosi come SXSW, Eurosonic e Canadian Music Week, e la possibilità di una carriera come autrice.
«Il tour proseguirà fino alla fine dell’estate, dopodiché spero di lavorare a un secondo album, che sarà più sereno. Finora non ho mai scritto un pezzo felice, ma mi piace l’idea di poterlo fare. In futuro prometto di limitare gli accordi minori!».