Poche volte nella storia del Festival di Cannes un film è riuscito a unire la critica come Mad Max: Fury Road di George Miller, presentato ieri fuori concorso. Niente stroncature dunque, la stampa mondiale si è sorprendentemente espressa all’unanimità: dopo trent’anni dall’ultimo capitolo Mad Max – Oltre la sfera del tuono, il regista australiano è stato qui capace di tirare fuori un grande action ambientato in un futuro distopico e interpretato da un cast curiosamente variegato (si passa con facilità dalle star Tom Hardy – intervistato su Rolling Stone di maggio – e Charlize Theron, all’ex volto Omnitel dei primi 2000, Megan Gale).
Un blockbuster polveroso, spettacolare e caparbio nello spingere gli effetti speciali oltre i limiti, senza preoccuparsi minimamente della trama o dei dialoghi. Ciò nonostante i richiami al mondo mitologico e femminista ne fanno un intrattenimento di qualità, ambientato nel più remoto deserto africano della Namibia, perfetto per questo infinito inseguimento a ritmi folli.
Dopo anni di silenzio, e diversi tentativi, Miller è riuscito finalmente a riprendere la saga che l’ha lanciato, un reboot che ha già in programmazione altri 3 capitoli e che promette di lasciare un solco profondo. Come già fece in passato, superando le barriere cinematografiche e influenzato artisti di diversa natura.
Il più famoso resta il video di California Love, in cui un 2Pac appena uscito di prigione decise di travestirsi da Mad Max Rockatansky e così dimostrare di essere ancora sulla cresta dell’onda. Qualsiasi cosa il futuro (apocalittico) gli riservasse.