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Carlo Verdone commenta le parole di Favino: «Se Michael Mann ha scelto Adam Driver vuol dire che doveva essere così»

In un'intervista a 'La Stampa', il regista e attore ha spiegato che quelle sugli italiani che non vengono presi per recitare nei film americani sono «polemiche che lasciano il tempo che trovano»

Foto di Stefania M. D'Alessandro/Getty Images for RFF

Da quando Pierfrancesco Favino ha acceso la miccia, il dibattito sulla possibilità di affidare ruoli italiani ad attori che italiani non sono continua a tenere banco. «C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché, non io, ma attori di questo livello», aveva detto detto Favino in relazione al film Ferrari e facendo riferimento ai colleghi di Adagio Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, «non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico. Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi».

Dopo le risposte di Andrea Iervolino e Gabriele Muccino durante Venezia 80, oggi si è pronunciato sul tema anche Carlo Verdone.

Intervistato da La Stampa in occasione dell’uscita della seconda stagione della serie Vita da Carlo, l’attore e regista romano ha spiegato che, dal suo punto di vista, quelle sugli attori italiani che non vengono presi per recitare nei film americani sono «polemiche che lasciano il tempo che trovano».

«Siamo sempre lì, a Barbie che come sono entrato ne sono uscito, poi c’è Oppenheimer. Le sale tirano avanti con qualche filmone americano. Non cambia nulla, qualche film italiano tenta qualcosa, ogni tanto, ma non ce la fa», ha detto Verdone. «Abbiamo tanti bravi attori che non riescono a invogliare il pubblico», ha proseguito, «le polemiche sui personaggi italiani lasciano il tempo che trovano. Ha detto bene Sofia Coppola, il regista è l’artefice del film, e lui che sceglie l’attore. Se Michael Mann ha scelto Adam Driver vuol dire che doveva essere così».

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