A due settimane alla 45esima cerimonia di assegnazione dei prossimi César, i cosiddetti “Oscar francesi”, arriva una notizia-choc: l’intera commissione che presiede il premio ha annunciato le proprie “dimissioni collettive”. Nella nota ufficiale si legge che la decisione avviene per consentire «un rinnovamento completo» e la nascita di «una nuova direzione che metta in atto, sotto la guida del Centro Nazionale del Cinema (CNC), le modifiche allo statuto dell’associazione per la promozione del cinema».
Ma è chiaro che dietro la scelta c’è anche il record di nomination ricevute dall’ultimo capolavoro di Roman Polanski, L’ufficiale e la spia, e la bagarre che ne è seguita. Le sue 12 candidature lo rendevano il favorito per la vittoria, almeno finché il film (e il suo autore) non è finito al centro delle proteste delle associazioni neo-femministe, che vorrebbero che Polanski fosse messo al bando per i passati casi di violenza sessuale e il caso giudiziario che ne è seguito.
Naturalmente non v’è traccia di tutto ciò tra le motivazioni di queste dimissioni a sorpresa, ma è chiaro che la tempesta che ha (ingiustamente) investito non solo uno dei più grandi autori della scena internazionale, ma anche i César stessi, ha contribuito a questa decisione improvvisa. In ogni caso, l’Accademia dei César è messa in discussione da tempo, da parte dall’establishment del cinema francese. Proprio lunedì scorso è stata pubblicata su Le Monde una lettera aperta firmata da 400 prestigiosi nomi del cinema locale – dal premio Oscar Michel Hazanavicius a Jacques Audiard, fino ad Agnès Jaoui – che chiede una «profonda riforma» della direzione, rea di «disfunzioni» e «opacità nei conti».
La 45esima cerimonia dei premi César è prevista per il 28 febbraio: la vigilia è tutt’altro che festosa.