Partecipare ad un film Disney-Pixar significa in qualche modo entrare nella storia del cinema e i talent italiani che hanno prestato la voce a Coco, in uscita il prossimo 28 dicembre, lo sanno bene. Le pellicole d’animazione sono quelle che vengono tramandate più facilmente di generazione in generazione, le più longeve: «Che siano longeve pure loro mi fa molto piacere» commenta Mara Maionchi sfoggiando la sua mitica risata. Nel cartoon la Mara nazionale doppia Mamá Coco, l’amata bisnonna del protagonista, che dà il titolo al film.
Valentina Lodovini invece presta la voce alla mamma: «È un onore perché da attrice e spettatrice sono convinta che questo cartone, in maniera particolare, entrerà nella storia». Alla conferenza stampa romana di presentazione c’è anche Matilda De Angelis (Tía Victoria), che confessa: «Doppiare un personaggio Disney è sempre stato un mio desiderio. E poi io nasco musicista, mi sarebbe anche piaciuto cantare».
Michele Bravi invece interpreta il brano nei titoli di coda Ricordami (Solo), versione in italiano dell’originale Remember Me: «In tutte le interviste, quando mi chiedevano se avevo un sogno nel cassetto dicevo: “Fare qualcosa con la Disney”. Poi sento una tensione particolare verso questo lungometraggio: il protagonista ha il mio stesso nome, c’è l’amore per la musica. Insomma, questa pellicola parla di me in qualche modo».
Coco racconta la storia di Miguel, un ragazzino messicano che ha un solo desiderio: diventare chitarrista e cantante come il suo mito, Ernesto de La Cruz. La sua però è una famiglia di calzolai, dove la musica è stata bandita da generazioni. Ma nel Día de Muertos, tutto può succedere.
Nel parlare dell’esperienza al doppiaggio è Mara-show, come del resto per tutta la conferenza: «Avevo molta paura, perché non sono capace, ragazzi! Poi mi hanno comunicato che c’era pure da cantare e ho pensato: “è impossibile, mica mi posso rovinare la reputazione, per quel poco di vita che mi rimane. Sono veramente una pippa terribile”. Invece è andata benissimo. Ho dovuto solo cambiare un po’ la voce, perché, stranamente, questa nonna è più vecchia di me». Riecco la risata di Mara. E del pubblico. Chi le sarebbe piaciuto doppiare nella storia della Disney? «Grimilde» spiega sghignazzando.
Michele Bravi confessa di aver pianto tutto il tempo: «Durante le registrazioni, ma anche quando ho guardato il film. C’è davvero una tenerezza incredibile nella mia canzone: dietro quel Ricordami non c’è soltanto “ripensa a me”, ma “tieni stretta la mia memoria, non dimenticarmi”. Ho visto il cartoon con Mara che rideva come una pazza, mentre io ero in una valle di lacrime».
«Mi sono commossa anch’io sul tuo brano» replica la Maionchi «Era sul mio cantato, anche se è un roba piccola, che ridevo perché mi sembrava impossibile averlo fatto. Sono stonatissima ma la signora che mi ha aiutato è fantastica. Questi riuscirebbero a far cantare anche il mio cane». Standing ovation dal pubblico.
Matilda De Angelis racconta di essersi sentita vicino a Miguel, ai suoi sacrifici per raggiungere un sogno: «Quando ero piccola come lui prendevo la chitarra, cantavo davanti allo specchio e questo mi bastava. Ma il sogno per me è tutto quello che fai per arrivare a un obiettivo, è ciò che ti fa svegliare la mattina».
Una delle tematiche forti del film è l’importanza della memoria, del ricordo: «Mi hanno sempre detto “Guarda il cielo e sorridi” ma mi piacerebbe che i miei cari scomparsi si trovassero nel mondo che descrive Coco» afferma la Lodovini. L’ironia di Mara travolge ancora una volta tutti: «Man mano che gli anni passano, la paura della morte esiste, poi mi fa piacere che i miei nipoti mi ricorderanno ma nel frattempo il fiume lo devo saltare io e, insomma, (ride) mi girano un po’ le scatole. Però questo discorso del ricordo è molto bello: lascerò le mie foto sparse per la casa, sperando che non le straccino quando me ne vado».
«La rappresentazione del regno dei morti è stata la sfida più complicata da affrontare» spiegano il regista Lee Unkrich (premio Oscar per Toy Story 3) e la produttrice Darla K. Anderson: «Non solo tecnicamente, ma proprio dal punto di vista del design. Volevamo che fosse quanto più fedele alla tradizione messicana del Día de Muertos ed era importante anche far capire che non era la destinazione finale, quella resta un mistero. Ci sono tante persone e tante credenze nel mondo e volevamo lasciare libertà a tutti, indipendentemente da quello in cui credono, di godersi la storia».
«Quando facciamo un cartoon non lo facciamo per i bambini ma per tutti, fondamentalmente per noi, accertandoci però che sia adatto anche ai più piccoli. Quello di Coco è un messaggio di speranza, che ti solleva: c’è un ragazzino che vuole seguire la sua passione e questa festività che ruota intorno alla famiglia, con tutte le sue complicazioni, i rapporti tra le generazioni. E poi volevamo realizzare un film che fosse pieno, traboccasse di musica».