Se è tutta la vita che aspettate (anzi, aspettiamo) la lettera da Hogwarts, forse è ora di rassegnarsi al fatto che probabilmente non arriverà. E di conseguenza nemmeno il biglietto allegato per l’Hogwarts Express. La consolazione è che esiste un altro biglietto in grado di catapultarci, a mo’ di Passaporta, nell’universo del maghetto più amato di sempre: quello per Harry Potter – The Exhibition, la mostra itinerante dedicata alla saga nata dalla penna di J.K. Rowling, che a partire da oggi arriva in Italia, alla Fabbrica del Vapore di Milano, dopo aver toccato alcune delle maggiori città del globo. Quattro milioni e mezzo di visitatori in tutto il mondo e 130 mila ticket acquistati nel nostro Paese ancora prima dell’apertura. Così, per dire. D’altra parte parliamo di un fenomeno da oltre 450 milioni di copie vendute e di più di 7 miliardi e mezzo di dollari incassati dagli adattamenti cinematografici.
1600 metri di godimento potteriano allo stato puro tra ambientazioni tratte dalle location dei film, costumi di scena autentici, bacchette (sì, c’è pure quella spezzata di Ron), oggetti di scena (la Mappa del Malandrino!) e splendide ricostruzioni di creature magiche: da Fierobecco a Fanny, la fenice di Albus Silente. Il tutto tenuto a battesimo dai gemelli Fred e George Weasley, alias James e Oliver Phelps.
Un’occasione d’oro per vivere la Potter Experience, soprattutto per chi non è mai stato a Londra negli Studios di Leavesden, dove dal 2012 è stata allestita la permanente Warner Bros Studio Tour – The Making of Harry Potter.
Dopo la foto su green screen con la bacchetta di un personaggio a vostra scelta (pure quella di Voldemort, se proprio volete), i visitatori vengono smistati nelle quattro casate di Hogwarts dal Cappello Parlante, che tu hai sempre sognato di essere un Grifondoro come Harry, Hermione e Ron (o magari un Corvonero) e naturalmente ti ritrovi Serpeverde come Draco Malfoy. Sempre meglio di Tassorosso, dai.
Otto schermi, qualche spezzone di film, un fischio del treno e una sbuffata di vapore più tardi, eccola lì la locomotiva dell’Hogwarts Express in tutto il suo splendore. E pensare che a me per arrivare è toccato prendere il tram numero 14 da Lorenteggio. Pazienza.
Il ritratto della Signora Grassa, guardiana della Torre di Grifondoro, ci accoglie nella sala comune. E no, in questo caso non serve la parola d’ordine. Peccato. Da qui in poi troverete tutto, ma proprio tutto quello avete sempre voluto vedere con i vostri occhi: la perfetta ricostruzione di una parte del dormitorio, i letti di Harry e Ron con la coperta patchwork, la divisa scolastica, gli occhiali e la bacchetta di Potter, ma anche quella di Hermione, il maglione con il monogramma e il cappello di lana di Weasley, il gira-tempo usato per salvare Sirius Black, gli Spettrocoli di Luna Lovegood, persino il kit di potatura di Neville Paciock e l’Uovo d’Oro recuperato da Harry tra gli artigli del Drago spinato ungherese nella prima prova del Torneo Tremaghi.
Qualche passo e si materializzano alcune delle aule di Hogwarts, a partire dalla classe di Pozioni, sorvegliata dall’abito originale del professor Piton, poi la sezione di Divinazione e quella di Difesa contro le Arti Oscure, starring il tailleurino rosa di Dolores Umbridge e un folletto della Cornovaglia.
Ma la vera chicca è la serra di Erbologia, dove si può estrarre una radice di mandragola urlante, stando attenti a non svenire, naturalmente.
L’interattività continua della sezione dedicata al Quidditch, dove potete lanciare la pluffa negli anelli come dei veri Cacciatori, scrutare le divise e vedere anche la mitica scopa Nimbus 2000 di Harry, senza cavalcarla però.
Tra la Coppa del Mondo e il Boccino d’Oro si arriva al limitare della Foresta Proibita, con Fierobecco che ci introduce nella Capanna di Hagrid, con tanto di uovo di Norberto sul punto di schiudersi e una poltrona gigante su cui il selfie è praticamente obbligatorio.
Usciamo, salutiamo Aragog e attraversiamo la Foresta Proibita per avventurarci nel cuore più dark della mostra, quello dedicato alla Magia Nera di Lord Voldermort e dei suoi viscidissimi seguaci, i Mangiamorte. Ovviamente ci sono tutti gli Horcrux, a partire dal diario di Tom Riddle. Ma non vi dirò di più perché questa è la parte da brividi. Dopo l’ennesimo selfie, questa volta sotto il manifesto “Wanted!” di Bellatrix Lestrange, è ora di entrare nella Sala Grande di Hogwarts, tra la mise eterea di Hermione e quella ridicolissima di Ron per il Ballo del Ceppo, ma anche i costumi di Albus Silente e della professoressa McGranitt, i Doni della Morte e, ovviamente, il mitico Dobby.
Un paradiso, un’immersione tutta d’un fiato nella dimensione incantata immaginata dalla Rowling, che ha letteralmente cresciuto una generazione e fatto innamorare tante altre. E infatti siamo usciti con gli occhi a cuore. Anche se, a dirla proprio tutta tutta, ci saremmo aspettati un pizzico di “magia interattiva” in più. Che ne so, la possibilità di lanciare un incantesimo: una roba piccola, magari urlando Accio, Lumos o Wingardium Leviosa, non certo Expecto Patronum.
PS. Non perdetevi il gift shop, è il Paese dei Balocchi per potterhead: tornerete a casa più poveri, ma molto più felici.