Donald Sutherland è morto giovedì a Miami all’età di 88 anni, dopo una lunga malattia. Lo ha confermato la sua agenzia, la CAA, a The Hollywood Reporter, e anche il figlio Kiefer ha dato la notizia su Instagram con una foto di lui bambino insieme al padre: “Con il cuore a pezzi vi dico che mio padre, Donald Sutherland, è morto. Personalmente lo ritengo uno degli attori più importanti della storia del cinema. Nessuno ruolo lo ha mai scoraggiato, che fosse buono, cattivo o brutto. Amava ciò che faceva e faceva ciò che amava, e non si può mai chiedere di più. Una vita che è valsa la pena di essere vissuta”.
Nato nel luglio del 1935 a New Brunswick, in Canada, Donald McNichol Sutherland da bambino dovette combattere contro diverse malattie. Studiò poi Ingegneria all’Università di Toronto, ma sviluppò presto un interesse per la recitazione, collaborando con la compagnia teatrale studentesca prima di trasferirsi nel 1957 a Londra per studiare alla London Academy of Music and Dramatic Art e poi in Scozia per una stagione teatrale.
Dopo la gavetta in televisione alla BBC e nel cinema popolare e horror della Hammer con Christopher Lee (il suo secondo film, Il castello dei morti vivi, fu girato in Italia), conobbe Roger Moore nel serial Il Santo e proprio lui lo spinse a partecipare al casting di Quella sporca dozzina di Robert Aldrich. Così nel 1967 gli si aprirono le porte di Hollywood.
Donald Sutherland trova il suo pigmalione in Robert Altman. Con M*A*S*H (1970) fa faville al fianco di Elliot Gould, diventando una volta per tutte una star. Poi la conferma come protagonista in Una squillo per l’ispettore Klute di Alan J. Pakula, in cui recita accanto alla sua seconda compagna Jane Fonda, altrettanto impegnata politicamente; dividerà con lui le attenzioni dell’FBI, che lo prende di mira come possibile sovversivo per le sue dichiarazioni contro la guerra in Vietnam. Gli anni ’70 sono quelli della consacrazione con A Venezia… un dicembre rosso smoking di Nicolas Roeg, Il giorno della locusta di John Schlesinger, Animal House di John Landis e Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman.
Ma è proprio l’Italia a volerlo per due capolavori: il Casanova di Federico Fellini e Novecento di Bertolucci, in cui interpreta lo spietato Attila. Dagli anni ’80 in poi la sua presenza è garanzia di qualità e successo nei generi più diversi: spia tedesca in La cruna dell’ago, padre di famiglia in Gente comune di Robert Redford, sergente inglese in Revolution di Hugh Hudson, parroco detective nei Delitti del rosario, enigmatico funzionario governativo in JFK – Un caso ancora aperto di Oliver Stone, gelido uomo d’affari in Rivelazioni, fino al ruolo malvagio presidente Snow nella saga di Hunger Games. Sono circa 200 i titoli della sua filmografia, ma non è mai stato nominato all’Oscar ed è stato invece insignito di quello alla carriera nel 2018. Nel 1995 vinse però un Golden Globe e un Emmy per la sua interpretazione in Cittadino X. Ha portato a casa altri due Globe come non protagonista per Path to War – L’altro Vietnam (2003) e The Undoing – Le verità non dette (2021).