Se n’è andato nella notte Ermanno Olmi, il regista de La leggenda del santo bevitore. Vincitore della Palma d’Oro a Cannes, di due leoni veneziani – di cui uno alla carriera consegnatogli nel 2008 da Celentano, di infiniti Nastri d’Argento e David di Donatello, Olmi era un artista anti-divo, legatissimo alla sua terra, la Lombardia, tanto da dedicargli un film girato interamente in dialetto bergamasco, L’albero degli zoccoli.
Nato il 24 luglio 1931 a Bergamo, Olmi inizia la sua carriera da regista con una cinepresa 16mm affidatagli dai padroni dell’Edisonvolta, dove lavorava come fattorino. Il suo compito era documentare i lavori dell’azienda, e da lì non si è più fermato. Una carriera monumentale, un cinema impegnato ma mai elitario: la consacrazione a Venezia con Il posto, l’immigrazione del claustrofobico Villaggio di cartone, poi Cento Chiodi, Cantando dietro i paraventi, La leggenda del santo bevitore e Il Mestiere delle armi.
Il regista si è spento nella notte all’ospedale di Asiago, dove era ricoverato da alcuni giorni. Aveva 86 anni.