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Emmy Awards 2015: chi ha vinto cosa

Gli Oscar del piccolo schermo hanno visto sbancare "Game of Thrones" che con 12 statuette si impone ufficialmente come il fenomeno televisivo del momento

Si è svolta ieri sera a Los Angeles (trasmessa qui da noi da Rai 4 in diretta a tarda notte) la cerimonia degli Emmy Awards, i premi della televisione americana, in pratica gli Oscar del piccolo schermo. Abitualmente programmati per la prima metà di settembre, sono l’occasione per celebrare la stagione tv appena conclusa incoronando serie, autori e interpreti più amati dal pubblico e aprire le porte a una nuova ondata di programmi televisivi.

Com’è d’obbligo, una breve premessa: con un sistema molto simile a quello degli Academy Awards cinematografici in cui ad assegnare i premi sono le stesse personalità interne al sistema, gli Emmy sono un riconoscimento che l’industria televisiva rivolge a se stessa, alle personalità e ai prodotti che si sono distinti nel corso dell’anno, senza per forza sottostare a dei criteri qualitativi oggettivi (semmai questi poi esistano), quanto invece a visibilità, successo e rilevanza mediatica.

Quindi non prendetevela se, per esempio, The Americans o Rectify, tra le serie migliori in onda in questo momento, non siano nemmeno nominate, perché semplicemente gli Emmy non funzionano così. Di certo restano un termometro ben funzionante dei trend attivi nel panorama tv, soprattutto in un momento storico in cui la serialità televisiva, tra grandi emittenti, canali via cavo e piattaforme web, siamo letteralmente sommersi.

Andy Samberg durante la 67estima cerimonia di consegna degli Emmy Awards al Microsoft Theater

 

L’edizione di quest’anno, trasmessa stavolta dal network FOX e presentata da Andy Samberg, veterano del Saturday Night Live e oggi protagonista della comedy poliziesca Brooklyn Nine-Nine, sarà ricordata almeno per avere benedetto una volta per tutte la diversità razziale sul piccolo schermi.

Sono tre le facce simbolo di questo punto di svolta epocale e appartengono a tre attrici afroamericane, che si sono conquistate i premi più significativi della serata. Regina King ha vinto la statuetta di migliore attrice non protagonista in una miniserie, ossia l’appassionante American Crime, ritratto di un’America in cui l’integrazione razziale è ancora arena di scontro di comunità diverse. Uzo Aduba ottiene il secondo Emmy per la sua Crazy Eyes, la stralunata detenuta nel cast di Orange is the New Black.

Infine Viola Davis si è guadagnata il titolo di prima afroamericana a vincere un Emmy come migliore attrice protagonista di una serie drammatica, il thriller Le regole del delitto perfetto. Nel suo commovente discorso di ringraziamento, la Davis ha fatto notare che mai prima d’ora in televisione sono esistite tante possibilità diverse per una donna di colore di interpretare un ruolo incisivo e memorabile, come testimoniato anche dall’altra candidata all’Emmy Taraji P. Henson, che con la sua Cookie Lyon in Empire è stata una delle grandi rivelazioni del 2015. Eccolo:

Vittoria significativa anche quella di Jeffrey Tambor, premiato come miglior attore protagonista di una comedy per il suo papà trasgender nella serie Transparent. Meritato trionfo poi quello di Jon Hamm, che dopo sette stagioni nei panni del personaggio più iconico dell’ultimo decennio televisivo, ossia Don Draper in Mad Men, è finalmente stato incoronato come migliore attore protagonista di una serie drammatica. Il primo Emmy nella nuova categoria delle sketch comedy invece se lo aggiudica l’astro nascente Amy Schumer con la sua Inside Amy Schumer, apprezzata da pubblico e critica.

Il discorso di Jon Hamm:

Il canale via cavo HBO si spazzola via tutto il resto. La miniserie Olive Kitteridge, adattamento del romanzo di Elizabeth Strout, si porta a casa ben 5 Emmy, tra cui miglior miniserie e migliori interpretazioni (Frances McDormand e Richard Jenkins per i ruoli principali e Bill Murray come attore non protagonista).

La comedy Veep invece batte la pluripremiata Modern Family per il riconoscimento di commedia dell’anno, grazie al delirante spaccato di vita della vicepresindente degli Stati Uniti Selina Mayer, che vale a Julia Louis-Dreyfus la quarta statuetta di fila come miglior attrice comedy e a Tony Hale il secondo Emmy come attore comedy non protagonista. L’Emmy decisivo però, ossia quello alla migliore serie drama, è vinto per la prima volta da Il Trono di Spade, che con la statuetta d’oro in pugno si impone ufficialmente come il fenomeno televisivo mondiale di questo periodo.

La vittoria di Game of Thrones come migliore serie drammatica, vinta per la prima volta dopo 5 stagioni:

Tutti i premi degli Emmy Awards 2015

Migliore serie drammatica Il Trono di Spade
Miglior serie tv commedia Veep – Vicepresidente incompetente
Miglior attore protagonista in una serie drammatica Jon Hamm (Mad Men)
Miglior attore protagonista in una serie commedia Jeffrey Tambor (Transparent)
Miglior attore non protagonista in una serie drammatica Peter Dinklage (Il Trono di Spade)
Miglior attrice non protagonista in una serie drammatica Uzo Aduba (Orange Is the New Black)
Migliore attrice protagonista in una serie drammatica Viola Davis (Le regole del delitto perfetto)
Miglior attrice protagonista in una serie commedia Julia Louis-Dreyfus (Veep – Vicepresidente incompetente)
Miglior attrice protagonista in una miniserie o film Frances McDormand (Olive Kitteridge)
Miglior attore non protagonista in una serie commedia Tony Hale (Veep – Vicepresidente incompetente)
Miglior attrice non protagonista in una serie commedia Allison Janney (Mom)
Miglior sceneggiatura per un programma varietà The Daily Show
Miglior sceneggiatura per una serie tv commedia Simon Blackwell (Veep – Vicepresidente incompetente)
Miglior sceneggiatura per una serie tv commedia Tony Roche (Veep – Vicepresidente incompetente)
Miglior reality show-competizione The Voice
Miglior attore protagonista in una miniserie o film Richard Jenkins (Olive Kitteridge)
Miglior sceneggiatura per una serie tv drammatica D.B. Weiss e  David Benioff (Il Trono di Spade)
Miglior regia per una serie tv commedia Jill Soloway (Transparent)
Miglior regia per una serie televisiva drammatica David Nutter (Il Trono di Spade)

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