Rolling Stone e Warner Music hanno avuto la brillante idea di spedirci alla première di Fast & Furious 7, volevano che il film più tamarro della storia fosse recensito da due tamarri di Alpignano (estrema provincia di Torino): mai scelta fu più azzeccata.
Potremmo fare uno studio antropologico su quanto questa saga di film abbia contribuito, spesso in negativo, alla crescita degli adolescenti nelle periferie. Dopo l’uscita del primo film infatti, era il 2001, i nostri amici più grandi e già patentati hanno iniziato ad applicare decalcomanie degne dei peggior tattoo tribali, tappetini improbabili e valvole pop off alle loro Peugeot 206.
Dal secondo film in poi le officine di Tuning a Torino erano più presenti dei Centri Massaggi Cinesi
Pensavano di guidare la Toyota Supra RZ (perché in Italia non l’abbiano mai distribuita i nostri amici Giapponesi resta un mistero) di Brian e Dom con scarsissimi risultati. Dal secondo film in poi le officine di Tuning a Torino erano più presenti dei Centri Massaggi Cinesi.
Potete quindi ben immaginare con quanta devozione e sentimento ci siamo infilati in un cinema blindato di Milano per questa première ma abbiamo dovuto aspettare quasi 10 minuti prima di vedere una bella scazzottata. Da quel momento in poi ci sono state solo esplosioni, calci, pugni, testate, culi, tette, auto dei sogni, tecnologia avanzata, altri culi e altre tette, panini con l’adrenalina e scenari da capogiro per tutto il resto del film.
Questa prima rissa vede coinvolti un “The Rock” scolpito nella roccia e la grande new entry del film: Jason Statham. Adesso, tutti conoscono l’imponenza di Dwayne Johnson, ma vedere l’ex Turco di The Snatch riempirlo di mazzate è stata una grande rivincita europea.
Quest’ultimo nel film si chiama Deckard Shawn e interpreta il fratello cattivo di Owen (l’antagonista londinese del capitolo precedente) in cerca di vendetta. Un vero teppista inglese.
Abbiamo, come al solito, un Vin Diesel aka “Dominique Toretto” in piena forma e vederlo ricomporre la cricca per affrontare la vendetta di Shawn è un gran piacere. Una lancia (Delta o Y…) va spezzata a favore di Kurt Russell che con i suoi 64 anni non solo non sfigura, ma per i nostalgici come noi, fan di Grosso guaio a Chinatown, è un gradito ritorno.
La colonna sonora è prettamente rap. Turn down for what è sicuramente la hit del 2014 e per questo film è azzeccata quanto Get down di Dillon Francis e DJ Snake ma noi non possiamo non citare Six Days di Dj Shadow con Mos Def e Skylar Grey con I will return.
Ludacris a noi è sempre piaciuto, come attore ma anche come rapper, nonostante nel nostro paese resti fra gli underrated.
Menzione speciale per la location di Dubai, dove Toretto dà il meglio di se bucando tre grattacieli con una super car da 3,4 milioni di dollari (prodotta in soli 7 esemplari al mondo), roba da Emiri insomma.
Il finale è un cocktail di lacrime ed è tutto dedicato al compianto Paul Walker, il film si incrocia con la vita vera (con in sottofondo lo splendido brano “See you again” di Wiz Khalifa e Charlie Puth) in un parallelo commovente e se vi emozionate, nessuno vi dirà che siete dei sentimentalisti.
L’apice di ignoranza, a sorpresa, lo raggiunge l’agente Hobbs quando senza nessun fondamento di medicina decide autonomamente di strapparsi il gesso dal braccio, uscire dall’ospedale senza nessun referto, imbracciare un mitragliatore gigantesco (dopo averlo divelto da un drone da guerra) e pareggiare i conti con i cattivi.
Per il capitolo otto le cose sono due: o Dom e compagnia diventano cavalieri Jedi e vanno a fare le gare con gli Sgusci su Tatooine oppure, usando solo delle Fiat Panda, devono salvare la terra da un attacco alieno. Diversamente sarà difficile bissare questo Fast & Furious 7.