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Favino: «Assurdo che attori stranieri interpretino ‘Ferrari’». La replica del produttore: «Non c’è uno star system italiano riconoscibile nel mondo»

Botta e risposta a Venezia 80 tra l’attore e Andrea Iervolino sull’affidare , da 'House of Gucci' a 'Ferrari' , ruoli italiani ad attori che italiani non lo sono. E su come rilanciare la nostra industry

Foto: Tiziana Fabi/AFP via Getty Images; ILBE

A margine dell’attività stampa di Adagio di Stefano Sollima, Pierfrancesco Favino ha acceso la prima polemica di questa Venezia 80, che riguarda l’affidare ruoli italiani ad attori che italiani non lo sono. «I Gucci avevano l’accento del New Jersey, non lo sapevate?», ha ironizzato l’attore facendo riferimento a House of Gucci di Ridley Scott, dove Lady Gaga & C. vestivano i panni di Patrizia Reggiani e dei membri della dinastia toscana dell’alta moda, tra stereotipi e pesante imitazione dell’accento italiano da parte degli interpreti.

«C’è un tema di appropriazione culturale, non si capisce perché, non io, ma attori di questo livello», ha detto Favino, facendo riferimento ai colleghi di Adagio Toni Servillo, Adriano Giannini e Valerio Mastandrea, «non sono coinvolti in questo genere di film che invece affidano ad attori stranieri lontani dai protagonisti reali delle storie, a cominciare dall’accento esotico. Se un cubano non può fare un messicano perché un americano può fare un italiano? Solo da noi. Ferrari in altre epoche lo avrebbe fatto Gassman, oggi invece lo fa Driver e nessuno dice nulla. Mi sembra un atteggiamento di disprezzo nei confronti del sistema italiano, se le leggi comuni sono queste allora partecipiamo anche noi».

Ed è arrivata puntuale la replica di Andrea Iervolino, Ceo del Gruppo ILBE e produttore del film Ferrari, che sottolinea l’assenza di uno star system made in Italy: «Negli ultimi trent’anni, il cinema italiano non ha creato uno star system riconoscibile nel mondo, così come invece è stato ai tempi di Gassman», ha commentato, facendo il paragone con altre industry europee. «Gli altri Paesi non americani hanno avuto invece un approccio diverso, forse vincente: Banderas, Bardem, Cruz, Cassel, Cotillard, Kinnaman, Mikkelsen, Schoenaerts, Kruger sono oggi nomi internazionali. In Italia invece per lanciare talent italiani bisogna fare film internazionali, con nel cast un mix di attori stranieri e nostrani. Solo così i talenti italiani, che sono tantissimi e non tutti ancora scoperti, possono iniziare ad avere visibilità a livello mondiale. Il cinema italiano deve guardare oltre il proprio Paese e mettere in campo sinergie con l’industria internazionale che vuole investire sulle icone del made in Italy. Film come Ferrari promuovono l’Italia e il genio italiano nel mondo dando lustro e visibilità ai veri talenti del nostro Paese».

E ancora: «Per rilanciare il cinema italiano, dobbiamo realizzare film con storie che parlano a tutto il mondo, con star internazionali che lavorano fianco a fianco con i nostri talenti e con le nostre maestranze locali. Solo per fare un esempio: nel nostro film Modigliani, diretto da Johnny Depp, Riccardo Scamarcio sarà uno dei protagonisti principali, e sarà affiancato da Al Pacino e tanti altri».

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