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Francis Ford Coppola ha ricevuto il Razzie Award come peggior regista dell’anno

E l'ha accettato con gioia, condividendo un messaggio dal suo profilo Instagram: «Il mondo di oggi è un disastro. All'arte si danno voti come se si trattasse di wrestling professionistico»

Foto: Fabio Lovino

«È emozionante accettare il Razzie Award in tante categorie così importanti per @megalopolisfilm (Megalopolis, l’ultimo film del regista, nda), e lo è essere stato nominato come peggior regista, per la peggior sceneggiatura e per il peggior film in un’era in cui sono pochi ad avere il coraggio di remare contro le tendenze di massa del cinema contemporaneo!».

Questo il post che ha condiviso ieri sul suo profilo Instagram Francis Ford Coppola dopo aver accettato la vittoria ai Razzie Award – i Golden Raspberry Awards, ovvero gli “anti-Oscar” americani che premiano ogni anno i “peggiori film” usciti durante i precedenti 12 mesi – come peggior regista per, appunto, Megalopolis.

Il lungometraggio aveva ricevuto nomination anche per le categorie peggior film, peggior sceneggiatura originale, peggior attore non protagonista (Jon Voight, che ha poi vinto) e peggiore “combo” per il grande schermo (dov’era stato candidato tutto il cast).

Il post di Coppola continua: «Il mondo di oggi è un disastro. All’ARTE si danno voti come se si trattasse di wrestling professionistico. Allora io scelgo di NON seguire le regole smidollate decise da un’industria che ha tanto paura del rischio da non saper creare film che saranno vivi e rilevanti a 50 anni da paura, e tutto nonostante l’enorme disponibilità di giovani talenti».

«È un grande onore essere annoverato a fianco di un regista grande e coraggioso come Jacques Tati, che si ridusse in completa povertà per girare uno dei film più amati della satira del cinema, PLAYTIME! Il mio grazie sincero va ai brillanti colleghi che mi hanno accompagnato nella strada per realizzare questo capolavoro, MEGALOPOLIS. Ricordiamoci che il box office parla solo la lingua dei soldi, e che come la guerra, la stupidità e la politica non hanno posto nel nostro futuro».

 
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