È stata presentata a Roma la seconda stagione di A casa tutti bene – La serie (da venerdì 5 maggio su Sky e in streaming su NOW), e come sempre è show del nostro adorato Gabriele Muccino. Con i giornalisti presenti si lascia andare a un racconto spassionato sulle avventure della famiglia Ristuccia, che ha deciso di far proseguire in un secondo, ancora più impetuoso round. E – “soffiata” di questa giornata di conferenza stampa – pare proprio che ci sarà anche una terza stagione.
Tra le infelicità diffuse tra i fratelli (Francesco Scianna, Silvia D’Amico e Simone Liberati) protagonisti delle storie che intrecciano tantissimi altri personaggi, si insinua la voglia del regista romano di raccontare la società di oggi, «sempre più vittima dei social e ancora vittima, soprattutto fra i più giovani, della pandemia che ci ha travolti».
Ma come sempre la presentazione di un suo progetto è l’occasione per fare i conti col proprio bilancio privato, oltre che professionale. «Ho iniziato a fare cinema perché balbettavo, per diventare più sicuro di me. Questa forma di catarsi è una cosa che riguarda molti artisti». E ancora adesso la spinta è sempre la stessa.
I ricordi di gioventù sono, più o meno direttamente, anche il motore che l’ha portato fino a A casa tutti bene, in cui per la prima volta si è confrontato con un genere che si direbbe quasi thriller. «La facilità con cui ho affrontato il crime», dice, «svela la necessità che avevo di raccontare il lato più oscuro dell’animo umano, fino a una sorta di punto di non ritorno».
«Il mio punto di non ritorno da cinefilo è Shining», confessa. «L’ho visto tantissime volte, nella mia formazione di spettatore lo metto insieme a Ladri di biciclette e 8½. E Shining non è altro che il racconto di una famiglia disfunzionale in cui a un certo punto uno esce matto e fa una strage». Segue risata fragorosa. «Quel film in qualche modo mi parlava ancora prima che mi parlasse la vita».
Quanto all’eterna questione sul ruolo delle donne nel suo cinema, «le donne sono superiori agli uomini», dichiara. «Mentre fin dalla preistoria gli uomini andavano a cacciare e a procurarsi cibo – e in fondo, anche se è cambiato tutto, il ruolo è rimasto ancora oggi questo – le donne parlando tra loro hanno costruito la capacità di elaborare, di gestire le vite. Le loro, e anche quelle di noi uomini».
Al centro del mondo di Muccino, nonostante il crime, c’è sempre l’amore. «L’amore è il tessuto connettivo per cui si creano anche i conflitti. Se non ci fosse l’amore, anche quello più sanguigno, più tribale, ci sarebbe solo l’apatia».
Qui il trailer della seconda stagione di A casa tutti bene – La serie: