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Gli attori italiani contro Netflix: «Ci pagate troppo poco»

Compensi troppo bassi e silenzio sui numeri, sostiene Artisti 7607, organismo di cui fanno parte nomi come Elio Germano e Claudio Santamaria. E che porta la piattaforma in tribunale. Ecco cosa sta succedendo

Foto: Vittorio Zunino Celotto/Getty Images

Gli attori italiani contro Netflix: «La piattaforma ci paga troppo poco e tace sul numero di visualizzazioni dei nostri film e serie».

Queste, in sintesi, le parole del comunicato Artisti 7607, organismo che ha deciso di fare causa contro Netflix al Tribunale di Roma e che riunisce nomi celebri come Elio Germano, Claudio Santamaria, Michele Riondino, Neri Marcorè e Kasia Smutniak.

«La causa è l’inevitabile conseguenza di sterili e lunghe trattative nel corso delle quali la piattaforma non ha ottemperato agli obblighi di legge; non ha fornito dati completi sulle visualizzazioni e i ricavi conseguiti in diverse annualità», ha dichiarato Cinzia Mascoli, presidente di Artisti 7607. «Anche per opere di grande successo, gli artisti si vedono corrispondere cifre insignificanti e totalmente slegate dai reali ricavi. Per questo ci aspettiamo sostegno e vigilanza da parte delle istituzioni per tutelare i nostri diritti. Le norme oggi ci sono: bisogna solo farle rispettare».

Interpellata a proposito delle accuse, Netflix risponde dichiarando che i compensi degli attori coinvolti nelle produzioni sono il frutto di «accordi che hanno preso forma sia in Italia che all’estero. Un’intesa è stata raggiunta con il Nuovo Imaie, che pure rappresenta tanti artisti, addirittura il 75-80% degli attori».

Il fatto che in Italia ci siano tre diverse società che rappresentano attori e artisti del cinema rende, secondo il servizio di streaming, tutto più complicato, «anche per la difficoltà di misurare l’effettiva rappresentatività delle diverse società e di individuare il repertorio che tutelano».

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