Gli avvocati di Blake Lively attaccano Justin Baldoni: «È la tattica del ‘blame the victim’» | Rolling Stone Italia
COURTS AND CRIME

Gli avvocati di Blake Lively attaccano Justin Baldoni: «È la tattica del ‘blame the victim’»

"Un metodo classico per distrarre è quello di 'dare la colpa la vittima', suggerendo che se l'è cercata. Questi concetti normalizzano e banalizzano le accuse di molestie", hanno detto i legali dell'attrice

Gli avvocati di Blake Lively attaccano Justin Baldoni: «È la tattica del ‘blame the victim’»

Blake Lively ai CFDA Awards a New York City nel 2024

Foto: JAMES DEVANEY/GC IMAGES

Gli avvocati di Blake Lively hanno accusato il team legale di Justin Baldoni di ricorrere alla tattica del “blame the victim” e cioè “dare la colpa alla vittima” per distrarre dalle accuse di molestie sessuali che l’attrice ha mosso contro il regista e co-protagonista di It Ends With Us.

Nella dichiarazione ottenuta da Rolling Stone, gli avvocati di Lively hanno affermato che le sue “gravi accuse di molestie sessuali e ritorsioni” sono “supportate da fatti concreti”. Hanno rifiutato qualsiasi classificazione del diverbio legale come “una ‘faida’ derivante da ‘differenze creative’ o una situazione ‘lui ha detto/lei ha detto’”.

Invece hanno insistito nel voler dimostrare che Baldoni, la sua società di produzione Wayfarer Studios e altri “si sono impegnati in una campagna mascherata illegale e di ritorsione contro la signora Lively per aver semplicemente cercato di proteggere se stessa e gli altri sul set di un film”.

I legali di Lively hanno continuato a criticare la risposta alla causa dell’attrice, dicendo che avrebbero puntato a lanciare “più attacchi” contro di lei. “Una tattica classica per distrarre dalle accuse di questo tipo di molestie è quella di ‘dare la colpa la vittima’, suggerendo che è stata lei a provocare tale condotta, se l’è cercata, ha frainteso le intenzioni o addirittura ha mentito”, si legge nella dichiarazione. “Un’altra tattica classica è quella di invertire la vittima e l’autore del reato e suggerire che l’autore del reato sia in realtà la vittima. Questi concetti normalizzano e banalizzano le accuse di molestie gravi”.

Lively ha intrapreso per la prima volta un’azione legale contro Baldoni alla fine dell’anno scorso, accusandolo di averla molestata sessualmente sul set e di aver orchestrato una campagna diffamatoria contro di lei. L’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman, all’epoca negò le accuse, sostenendo che la causa di Lively era un tentativo di “aggiustare la sua reputazione negativa”. (Da allora Lively ha presentato una seconda denuncia simile nel distretto meridionale di New York.)

Dall’altra parte, Baldoni e alcuni degli altri querelanti – tra cui le publicist Melissa Nathan e Jennifer Abel – hanno già intentato una causa, anche se parliamo di una denuncia per diffamazione contro il New York Times per la sua storia sulle molestie di Lively e sulle accuse di campagna diffamatoria.

Freedman, in una recente intervista con NBC News, dice che Baldoni intende “assolutamente” intentare una causa pure contro Lively. “Ci stiamo lavorando in questo momento”, ha detto all’epoca, definendo false “al 100%” le accuse della campagna diffamatoria di Lively.

Freedman è apparso anche su NewsNation con Chris Cuomo lunedì sera, dove ha parlato della causa contro il Times. “Prenderemo quelle che i ragazzini chiamano prove, quei messaggi di testo, e li pubblicheremo affinché il pubblico possa vederli”, ha detto Freedman. “E lo stiamo facendo mentre parliamo, lo stavamo già facendo, e quello che state iniziando a vedere è una svolta completa in questa storia, perché le persone si chiedono: è vero o no?”.

Nella loro dichiarazione, rilasciata non molto tempo dopo, gli avvocati di Lively sembravano alludere alle recenti apparizioni televisive di Freedman, dicendo: “Cosa più importante: le dichiarazioni ai media non sono una difesa delle rivendicazioni legali della signora Lively. Continueremo a perseguirle presso la corte federale, dove è lo stato di diritto a determinare chi prevale, non iperboli e minacce”. (Freedman non ha risposto immediatamente alla richiesta di ulteriori commenti).

Da Rolling Stone US