Le aspettative e i segreti e che circondano Solo: A Star Wars Story non sfigurano di fronte ai migliori colpi di scena da teoria del complotto. Sin da quando è nato il film, ci sono stati vari intoppi, tra cui il licenziamento dei precedenti registi Phil Lord e Christopher Miller (The Lego Movie), sostituiti da Ron Howard. Inoltre, secondo fonti anonime – ma attendibili – Alden Ehrenreich aka Han Solo ha dovuto ricorrere a lezioni di recitazione per affinare la propria performance, che a quanto pare non sarà l’unica nell’universo dei Jedi, vedi dialogo a seguire. Ma, parafrasando P.T. Barnum, uno dei più grandi showman e businessman di ogni epoca, nonché fondatore del famoso circo, senza pubblicità – anche quella negativa – succede una cosa terribile: cioè nulla. Lo spin-off Solo arriva in Italia il 23 maggio e presentato ieri sera al Festival di Cannes.
Alden, quanti film farai?
Non posso dirlo.
Il contratto che hai firmato con Lucas è per tre film, vero?
Sì. Ma non te l’ho detto io.
Cosa ricordi del primo giorno sul set?
Ho passato mesi a fare audizioni, quindi la transizione tra la preparazione e l’inizio riprese è stata fluida, senza interruzioni. L’atmosfera sul set era molto rilassata, mi sentivo tranquillo, a mio agio: sentivo il bisogno di cominciare, perché era passato più di un anno da quando avevo firmato il contratto.
Harrison Ford ti ha dato dei consigli?
Mi ha suggerito, se qualcuno avesse chiesto qualcosa, di rispondere che lui mi aveva rivelato tutti i segreti e che ero al corrente di tutto. Se avessero voluto altri dettagli avrebbero dovuto parlare con lui, perché le nostre conversazioni dovevano rimanere segrete. In realtà non mi ha fatto nessuna lezione, mi ha letteralmente suggerito di copiarlo: così non ci sarebbero stati problemi, nessuno mi avrebbe rotto le palle! Ovviamente scherzava, perché nessuno si aspetta che il giovane Solo sia una macchietta.
E Ron Howard, com’era la sua visione per Han Solo rispetto a quella di Lord e Miller?
Sono registi diversi, Phil e Chris volevano sfruttare una vena più comica, forse troppo diversa dalle intenzioni di Lucasfilm. In ogni caso a Ron è piaciuto tutto quello che avevano girato, e, dopo aver rigirato qualche scena, è andato avanti con il resto del film, con la stessa sceneggiatura. Ron è un regista straordinario, dalla mente veloce, disposto a cambiare inquadrature già decise per trovare punti di vista più efficaci rispetto a quelli che aveva in origine.
Quanta libertà lascia sul set?
Ti lascia la libertà di improvvisare e interviene solo se necessario, con lui puoi esplorare varie possibilità di recitazione. Incoraggiava ad aggiungere nuove battute, a integrare nuovi dialoghi. Anzi spesso improvvisava lui stesso, per avere una reazione spontanea da parte nostra. Ci sono diversi momenti del film che sono stati creati grazie alle nostre idee. È un leader, in totale controllo del set, fin nei minimi dettagli.
Emilia Clarke è Qu’ira, che con Han ha un legame particolare e un interesse romantico. Che coppia sono?
Ehrenreich: Non sono una coppia nel senso tradizionale del termine, hanno una relazione, probabilmente sviluppata sin da bambini. Hanno avuto esperienze simili, entrambi sono dei fuorilegge e lottano per avere un futuro migliore, anche se ognuno ha idee diverse su come arrivarci. Questo inevitabilmente crea dei conflitti tra loro.
Emilia Clarke: «Qi’ra è una delle persone che hanno reso Han Solo la canaglia dal cuore tenero interpretata da Harrison Ford. La sua infanzia è stata durissima, e non vede l’ora di dimostrare a tutti che è diventata un pezzo grosso. Tra di loro c’è una connessione pro- fonda: sono entrambi dei sopravvissuti».
In Solo capiamo come Han è diventato un fuorilegge?
Han è una specie di cowboy dello spazio, viene introdotto in quell’ambiente perché vuole diventare contrabbandiere. C’e’ la famosa scena del bar in Star Wars: Episodio IV che dà l’idea di come funziona quel mondo, e in Solo: A Star Wars Story assistiamo alla nascita del suo modus operandi per quanto riguarda trattative, delinquenti e come gua- dagnarsi da vivere. Vuole riscattare il proprio passato, ma si rende conto che non sarà facile riuscirci. Dovrà fare i conti con le conseguenze delle proprie azioni.
Com’è la relazione tra Han e Lando Carlissian?
La loro è un’amicizia competitiva: sono rivali e complici allo stesso tempo. Stimo molto Donald Glover, sia come attore che come musicista. Insieme ci siamo divertiti molto, impossibile resistere al suo senso dell’umorismo. A loro modo i nostri personaggi sono degli esibizionisti che cercano sempre di essere più furbi degli altri, è una lotta continua tra complicità e concorrenza. Hanno una bella intesa, ma vogliono sempre l’ultima parola.
Sei un fan della saga?
Sì, sono cresciuto amando l’universo di George Lucas, la sua capacità di creare degli eroi molto umani, con passioni e soprattutto difetti. Forse questo è proprio il motivo per cui Star Wars ha sedotto il pubblico di tutto il mondo. In Solo ci sono personaggi che conosciamo e altri che non abbiamo mai visto, e ognuno di loro ha un proprio punto di vista interessante ed emozioni proprie. È una bellissima avventura.