Il momento di gloria che sta vivendo Timothée Chalamet non sembra volersi esaurire: dopo la folla impazzita a Venezia 79, dopo il successo (sempre veneziano) di Bones and All di Luca Guadagnino, dopo la riconferma del già attesissimo sequel di Dune, Dune: Part Two, di nuovo diretto da Denis Villeneuve, l’attore ventiseienne taglia un altro traguardo.
Timothée è infatti il volto del numero cartaceo di ottobre di British Vogue, ed è la prima volta che la rivista sceglie un uomo come protagonista assoluto della cover in 106 anni di pubblicazione (i pochi uomini investiti di questo onore lo avevano sempre condiviso con una donna). «Vogue è uno spazio che celebra le donne», scrive il direttore Edward Enninful nell’editoriale che accompagna il servizio firmato Steven Meisel, «in questo momento storico, gli uomini non hanno certo bisogno di più spazi, tuttavia c’è qualcosa che mi sembra nel migliore dei casi old-fashion, nel peggiore rétro, nel suddividere i generi in scatole così chiuse… La moda oggi è espressione di sé, è politica, è gioco, riguarda cosa ci fa stare bene».
Nell’intervista di Giles Hattersley, Chalamet racconta di aver incontrato Leonardo DiCaprio sul set di Don’t Look Up di Adam McKay, e di avergli chiesto proprio in quell’occasione alcuni consigli legati alla carriera. Leo non si è smentito, fornendo una risposta laconica ma pienamente coerente con il suo stile di vita e le sue scelte lavorative: «Niente droghe pesanti e niente film di supereroi».
Morale della favola: anche DiCaprio si aggiunge alla lunga lista di nomi che ritengono i cinecomic il male assoluto, nonché l’inciampo peggiore per chi desidera mantenere un profilo attoriale di un certo livello. I Marvel Studios sono avvisati.