Appuntamento alle ore 19 sul red carpet. Il Rolling Stone Studio c’è. Giovanni Gastel è pronto a scattare. Il “PCI”, ovvero il Partito del Cinema Italiano, come lo ha definito Roberto Benigni nel discorso al Quirinale (che per la serata è entrato e uscito dal teatro senza lasciare traccia tra i giornalisti, peccato), si ritrova puntuale per quella che è una vera e propria «rimpatriata», scherza Paolo Virzì.
Tra i primi ad arrivare ci sono due premi Oscar: Giuseppe Tornatore, uno di quei grandi che se lo chiami “maestro” si schermisce e il truccatore Alessandro Bertolazzi, dalla simpatia travolgente, premiato quest’anno a Los Angeles per il suo lavoro in Suicide Squad. La novità del 2017 è che tra le molte, moltissime facce conosciute ci sono anche tanti volti nuovi, anzi nuovissimi: «Il cinema ama la giovinezza» afferma Valeria Bruni Tedeschi «e il cinema è fatto di donne, da sempre ama i visi delle donne».
E allora spazio—all’interno del Rolling Studio e non solo—alle esordienti, tutte candidate come migliori attrici protagoniste: dalle indivisibili Angela e Marianna Fontana, faccia giusta e grinta da vendere, all’eleganza di Daphne Scoccia (Fiore) che ci confessa di adorare i Radiohead, fino al sorriso di Matilda De Angelis, la tosta Giulia De Martino di Veloce come il vento, che spiega di essere: «Emozionata sì, ma non agitata».
Carlo Verdone, otto David in tasca e tra i presenter della serata, ricorda la sua prima volta per Un sacco bello nel 1980: «Riuscire a vincere questo premio con il film d’esordio è stata una di quelle cose che non dimentichi nella vita. Mi sono sentito piccolo e inadeguato».
C’è Pif, sempre a metà tra il divertito e l’imbarazzato: «Vengo dalla tv, sono felicissimo di stare qui tra i grandi del cinema italiano». C’è Valerio Mastandrea, una certezza sullo schermo quanto nel suo non prendersi mai troppo sul serio e ci sono alcuni degli amatissimi attori di Gomorra, da Marco D’Amore a Cristiana Dell’Anna.
Tra una foto e un’intervista, Gabriele Muccino racconta di aver amato molto La pazza gioia: «Sono un fanatico di quel film, Virzì lo sa bene», ma anche che «L’ingresso in campo di forze nuove è evidente negli attori ma soprattutto nei registi, negli sceneggiatori: c’è un’energia forte che si sta affacciando sul mercato e che nei prossimi vent’anni fiorirà».
Arrivano anche Claudio Amendola e Luca Argentero, Kasia Smutniak e Pierfrancesco Favino, per il quale: «Il cinema italiano è l’equazione delle persone che lo compongono, la professionalità di tutti e il desiderio di raccontare storie in cui il pubblico possa riconoscersi».
Alle 20.45 scatta il coprifuoco, che tradotto significa: tutti in sala, è ora della cerimonia. La parola ad Alessandro Cattelan e all’Accademia.
Oltre due ore di spettacolo e all’uscita i giochi sono fatti. Stefano Accorsi, migliore attore protagonista, accompagnato dalla moglie Bianca Vitali in attesa del loro primo figlio, scherza sfoderando l’accento bolognese: «Vacca boia, abbiamo vinto il campionato! Come direbbe Loris De Martino (il suo personaggio in Veloce come il vento, ndr). Se chiameremo il bambino come lui?» ride «Non ci avevo pensato, ma questo bisogna chiederlo a Bianca».
C’è ancora tempo per qualche scatto. Paolo Virzì, Micaela Ramazzotti e Valeria Bruni Tedeschi sono «Pazzi di gioia». «Ringrazio tutto il mio gruppo» afferma Virzì «il regista è soprattutto uno che sa rubare le qualità degli altri».