20. “Pinocchio” (1940)
Tanti elementi di questo antico trionfo della Mouse House sono stati immortalati come icone: il Grillo Parlante che gorgheggia Una stella cade; la balena che inghiotte il nostro eroe; le sequenze traumatizzanti e surreali del Paese dei Balocchi. Ma alla fine, questo adattamento della fiaba di Carlo Collodi si fonda su cosa significhi essere umano. Ciò che resta più impressa è l’espressione di Pinocchio quando si trasforma da pezzo di legno a bambino in carne e ossa. È un film insieme toccante, ricco d’immaginazione e bellezza – davvero umano. CB
19. “Akira” (1988)
A guardare come procede quest’anno, per il 2019 ci troveremo in una terrificante distopia – perciò l’iconico anime cyberpunk di Katsuhiro Otomo potrebbe ancora rivelarsi una profezia per il futuro. La spaventosa e scioccante immagine futuristica di una Tokyo postapocalittica piena di gang che si fanno la guerra ha conferito a questo raffinato capolavoro la reputazione di cult e ha ispirato una generazione di artisti in tutto il globo (è fan anche Kanye). È l’epitome di una nerdaggine tutta nipponica che è anche cool, con un’alta tecnologia dettagliatissima in cui vale perdersi per una vita intera o anche più. CB
18. “Walking Life” (2001)
Dieci anni dopo il film che gli ha dato il successo, Slacker, che aveva fatto la sua parte nel dipingere una Austin stramba, Richard Linklater si è rivolto al mago del rotoscoping Bob Sabiston per animare un’altra serie di riflessioni filosofiche senza limiti, sketch dai toni Beckettiani e rapide divagazioni. Il processo consiste nel ricalcare riprese preesistenti, con le immagini scintillanti a richiamare un trip – o, come suggerisce il titolo, un’odissea che, come una trance, si articola tra sogni e realtà. Passando casualmente da profondità accademiche a momenti umoristici, Walking Life prima ti attira in una dimensione surreale e poi ti lascia a bocca aperta. ST
17. Anomalisa” (2015)
Lo sceneggiatore de Se mi lasci ti cancello Charlie Kaufman pone spesso i suoi personaggi in mondi fantastici e l’avvicinamento all’animazione in stop-motion era perciò forse inevitabile. In questa romantica commedia drammatica, lui ed il co-regista Duke Johnson raccontano la storia dolce-amara di un motivational speaker inglese (David Thewlis) che si innamora di una donna apparentemente normalissima, Lisa (Jennifer Jason Leigh) durante un soggiorno a Cincinnati. L’umorismo pungente e la sottile ansia prevalenti nel lavoro di Kaufman vengono qui accompagnate da un desiderio palpabile – non solo per un legame, ma per una ragione per continuare a vivere. Una storia d’amore, uno studio introspettivo, un commento ad angosce moderne: Anomalisa sarebbe assolutamente deprimente se non fosse anche divertentissimo. TG
16. “La Sirenetta” (1989)
Dopo decadi poco fruttuose, la Disney diede il via ad una nuova era di successi animati con questo adattamento canterino della fiaba di Hans Christian Andersen – una brillante fantasia musicale incentrata sul sogno di diventare umani. È stato questo film ad alzare il livello per quanto riguarda la raffinatezza della produzione e delle canzoni; non ci sarebbero Il Re Leone o Frozen senza Ariel. In particolare, le canzoni di Alan Menken e Howard Ashman, come In fondo al mar e Parte del tuo mondo, hanno lasciato il marchio indelebile della Mouse House sulla nostra cultura. ST
15. “Galline in Fuga” (2000)
Nick Park e Peter Lord si sono presi una pausa dal loro inventore amante del formaggio ed il suo cane per creare il primo lungometraggio del loro studio: una storia in stop-motion che parla di simpatiche galline e di un gallo spaccone (doppiato nell’originale da Mel Gibson) che le vuole strappare a morte certa per condurle verso la libertà. Allo stesso tempo omaggio a La Grande Fuga e parabola del lato oscuro del trionfo del capitalismo, Galline in Fuga è sottile e pieno di battute memorabili, grazie alla sua straordinaria comicità, la sua eroina grintosa, e tutta la banda di adorabili, strambi pennuti. AW
14. “Steamboat Willie” (1928)
Molto prima che diventasse il simbolo di una compagnia, Topolino era un piccolo birbone che si ficcava nei guai in corti di grande popolarità. Il primo e più famoso è ancora Steamboat Willie, degno di nota non solo per aver introdotto Topolino e Minnie, ma per essere il primo cartone di Walt Disney con il sonoro. Ottantotto anni dopo, è ancora stupefacente il modo in cui i tecnici dello studio avevano sincronizzato colonna sonora e azioni dei personaggi sul gran fiume, usando musica ed effetti per accompagnare le divertenti avventure di un certo topolino ribelle – prima che fosse addomesticato dalla compagnia.
13. “Il mio vicino Totoro” (1988)
Trattasi della dolce visione fantastica di Hayao Miyazaki che collega un mondo di creature incantate e fatti sovrannaturali a forti sentimenti di un bisogno del materno – nonché di quello che molti ritengono IL film Ghibli, perfetto sia per i giovanissimi che per gli adulti. L’adorabile, misteriosa creatura dei boschi, il nostro eroem resta il personaggio più amato di Miyazaki, e la storia di due giovani sorelle che trovano gioia e conforto nella natura mentre la madre è in ospedale è toccante ma con delicatezza, senza mai scadere nei sentimentalismi. Inoltre, il ritratto che il film fa dell’infanzia come di un mondo dove le stranezze vengono accettate come parte stessa dell’ambiente circostante è assolutamente senza pari – naturalmente un bus creato da un gatto (o forse è il contrario?) arriverà in qualsiasi momento vi occorra un passaggio. ST
12. “Inside Out” (2015)
Ecco la prova che la Pixar sia più potente di qualsiasi altro brand hollywoodiano: la Walt Disney ha speso 175 milioni di dollari per creare un film sul valore della tristezza. Con l’estrosa premessa di cinque emozioni (Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto) che governano i controlli all’interno della mente di una ragazzina, sembrava forse la risposta a Ma che ti passa per la testa? della compagnia di animazione digitale. Ma mentre la bambina reagisce ai cambiamenti difficili nella sua vita, Inside Out si trasforma in uno strappalacrime che ci parla della crescita, e le emozioni dolci e amare che la accompagnano. ST
11. “Cane all’Opera” (1957)
Uno studente delle elementari non si entusiasma troppo per l’opera, ma con un corto così contagiosamente divertente, ascoltare La Cavalcata delle Valchirie non è più come mandar giù a forza dei broccoli culturali. Elmer Fudd e il più birbante coniglio dell’animazione si inseguono in questa fantasia espressionista tedesca, con tutto il cross-dressing che ci si può aspettare in un cartone con Bugs Bunny. E come tutti i lavori più memorabili che l’epoca d’oro dei Looney Tunes ci ha dato, termina con la battuta perfetta. Gee, ain’t Wagner a stinker? CB
10. “World of Tomorrow” (2015)
Avete 17 minuti? È quanto basta all’innovativo regista Don Hertzfeldt per creare una realtà alternativa seducente ma spaventosa, in cui i nostri cloni dal futuro entrano in contatto con noi, spiegandoci cosa c’è in serbo per l’umanità (pensavate che l’evoluzione ci avrebbe curato dalle voglie improvvise? Vi sbagliavate). La nipotina di Hertzfeldt, Winona Mae, 4 anni, doppia Emily, una bimba che è troppo piccola per capire a fondo quello che il suo clone che vive 200 anni nel futuro ha da dirle. Eppure il film è splendidamente innocente come la sua eroina bambina, che avverte i piccoli, insistenti misteri della vita, ma è anche serena nella consapevolezza che certe domande non hanno risposta. World of Tomorrow è vasto come il cosmo ma pieno di gioie semplici – nessuna di queste più piena di vita delle deliziose risatine di Mae. MG
9. “Street of Crocodiles” (1986)
L’animazione è ormai quasi completamente in digitale, ma i visionari dello stop-motion Stephen e Timothy Quay usano ancora le loro mani. Ispirato dallo scrittore surrealista polacco Bruno Schultz, e dallo spirito affine nello stop-motion Jan Svankmajer, questo corto del 1986 contiene viti danzanti ed un orologio colmo di interiora insanguinate, il tutto esplorato da un burattino dal volto affilato il cui corpo pare disfarsi sotto i nostri occhi. Potrebbe essere successo un secolo fa o potrebbe succedere tra cento anni, un non-luogo senza tempo che è come un sogno vivido da cui non puoi svegliarti. SA
8. “Nightmare Before Christmas” (1993)
Chi non ama il famosissimo mucchietto d’ossa danzante, Jack Skellington? I tentativi dell’elegante sindaco-scheletro di portare le celebrazioni natalizie nella sua halloweeniana cittadina producono una divertentissima commedia che ruota intorno a questo pesce fuor d’acqua – e pensare che i dirigenti dello studio si erano preoccupati che fosse troppo spaventoso per i bambini. Ma la specialità del produttore e patrono del progetto Tim Burton è quella di prendere concetti da film dell’orrore trasformandoli in malinconiche storie sulla ricerca del proprio posto, e così aiuta il regista Henry Selick a rendere il fantastico mondo in stop-motion di Nightmare sinistro come piace ai darkettoni ma anche dolce come piace ai bambini. Più un personaggio si rivela strambo, più lo vuoi vedere. AW
7. “Il Gigante di Ferro” (1999)
Il regista Brad Bird è l’autore di due tra i più munifici successi Pixar (Gli Incredibili e Ratatouille), eppure anche i suoi colleghi animatori direbbero che il suo lavoro più personale è questa travolgente, commovente trasposizione del libro per bambini di Ted Hughes, in cui un bambino stringe amicizia con un enorme robot che viene dallo spazio. Inizialmente un flop al botteghino, Il Gigante di Ferro è diventato un amato cult grazie alla trasformazione di una semplice premessa sci-fi in un sentito messaggio su cosa significhi essere un eroe. Il film rende omaggio all’estetica dei vecchi cartoni di Superman per mostrare come un altro “uomo d’acciaio” alieno usi la sua forza per aiutare piuttosto che per fare del male. NM
6. “WALL-E” (2008)
Durante un meeting agli inizi della Pixar, il team dello studio discuteva e confrontava le proprie idee, inventando così un insolito protagonista robot che era stato abbandonato sulla Terra. «Ho pensato che fosse il personaggio più triste che avessi mai visto», ricordò in seguito il regista Andrew Stanton, «e la cosa mi fece innamorare»). Si mise così in moto uno dei film più ambiziosi della compagnia: una prima parte quasi muta – in cui l’adorabile, affidabile robottino incontra la seriosa sonda spaziale EVE – dà vita a un viaggio nello spazio aperto, dove apprendiamo il destino dell’umanità dopo secoli in cui si è affidata alla tecnologia. A favore dell’ambiente e contro il consumismo, WALL-E è, innanzitutto, una toccante storia d’amore tra due emarginati agli antipodi. Sicuri di poter ancora ascoltare It Only Takes a Moment senza che vi salgano le lacrime? TG
5. “Pennelli, Rabbia e Fantasia” (1953)
Un capolavoro decostruzionista nella forma di una commedia anarchica – oppure è il contrario? – l’iconico corto di Chuck Jones sfonda la quarta parete, la fa a pezzettini, e poi balla sotto i coriandoli. Se lo si guarda da bambini, l’antagonismo tra Daffy Duck ed il suo animatore (solitamente) fuori campo è uno spasso, e sembra di essere messi davanti a qualche momento segreto. Ma da grandi, è anche velatamente terrificante: il mondo di Daffy Duck sarà anche costituito solo da tratti su celluloide, ma lui è reale, ed è in gabbia. L’ultima inquadratura ci mostra un malizioso Bugs Bunny al tavolo da lavoro, l’illustratore furbacchione di tutte le pene di Daffy – ma cosa accadrebbe se la telecamera si allontanasse ancora? Vedremmo Jones che impugna il pennello, o noi stessi mentre guardiamo lo schermo, e poi che altro? All’improvviso, le avventure animate di un papero irascibile ci fanno riflettere sulla crudele indifferenza del destino. Thanks for the sour persimmons, cousin. SA
4. “Biancaneve e i Sette Nani” (1937)
Le storie di principesse canterine, regine malvagie, affascinanti eroi con bande di fantastici aiutanti sono diventati parte integrante della formula Disney come la “miscela segreta di erbe e spezie” lo è per la KFC. Ma nel 1903, Walt Disney aveva scommesso il futuro della sua compagnia su una favola in lungometraggio, e aveva così cambiato il futuro dell’animazione. Lo strepitoso successo internazionale di Biancaneve provò che il pubblico si poteva incantare con 80 minuti di cartone animato; e le svariate meraviglie tecniche del film giustificarono i soldi spesi nella decade precedente dallo studio per telecamere speciali e nuove tecniche di animazione. Tutti i rischi presi lo ripagarono con qualcosa di splendido e senza tempo. Ad oggi, questo film è stupendo – come un vecchio dipinto che prende vita ogni volta che qualcuno lo illumina. NM
3. “Fantasia” (1940)
Forse il più grande risultato artistico e creativo della Disney, questi otto sketch accompagnati dalla musica classica combinano sonoro ed immagini con una complessità strabiliante. Le eteree volute di colore che accompagnano Bach nell’apertura possono far ridacchiare deliziato un bambino; il finale infernale de Una Notte sul Monte Calvo fanno ancora venire gli incubi agli adulti; e tutti sono concordi che lo spezzone de L’Apprendista Stregone sia un’esibizione topoliniana senza pari. È una celebrazione dell’arte che non ha altro scopo che l’arte stessa, una lezione di base di musica classica, gioiosa e surreale, che ha fatto fare all’animazione numerosi balzi in avanti. Disney e il suo esercito di animatori hanno posto fine alla disquisizione sui meriti artistici dell’animazione prima ancora che cominciasse – le colossali conquiste che sono in mostra in questo film parlano da sole. CB
2. “La Città Incantata” (2001)
Lo Studio Ghibli ha prodotto un classico d’animazione dopo l’altro, ma questo è quello che li supera tutti. In parte fantasy, in parte avventura, in parte sogno e in parte metafora, il capolavoro di Hayao Miyazaki segue una ragazzina di 10 anni obbligata a lavorare in un bagno pubblico per spiriti e demoni di un’altra dimensione, dopo che un misterioso incantesimo trasforma i suoi genitori in maiali. In questo film, a stento passa un minuto prima di una nuova visione surreale o spaventosa, tirata fuori dritto dritto dal subconscio di Miyazaki – tra cui rane fluttuanti, dei maleodoranti, chiacchieroni teschi-telefono, e treni che scivolano sull’acqua. Tutto è legato assieme dalla storia toccante e coinvolgente di una bimba che si avvicina all’età adulta, e scopre come può essere difficile vivere in un mondo che cambia in continuazione. NM
1. “Fantastic Mr. Fox” (2009)
«Ho sempre amato Furbo, il Signor Volpe» ricordò nel 2009 Wes Anderson a proposito del romanzo di Roal Dahl che ha ispirato il suo miglior film. «Fu il primo libro ad essere tutto mio, con un’etichetta sul frontespizio che riportava il mio nome». La trasposizione del regista è pervasa di dettagli carichi d’amore e curati a mano, in un glorioso adattamento tattile della famiglia Fox ed il suo patriarca che non si ferma un attimo, e il cui timore della mortalità lo spinge a tornare alla sua vecchia vita di criminale. Tutti i film di Anderson sono tributi di un design miracoloso ed un’ironia tutta loro, ma lo stile in stop-motion di Fox aggiunge un’elegante fragilità all’ethos del regista, mentre il cast di doppiatori originali (tra cui George Clooney e Meryl Streep) offre una performance decisamente adulta e priva di smancerie. È un cult amato, ed un must durante le festività per quelle famiglie che, certo, si rivedono nella banda di “originali” creature del film. TG