Ormai sembra di parlare di un fatto di Storia, ma ve lo ricordate com’era il cinema nel 2020? No, semplicemente perché di fatto non è esistito, perché tutto si è fermato. Poi, simbolicamente, è arrivata la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, primo grande festival globale (nonché il più antico del mondo) a scommettere sulla ripartenza. E a vincere quella scommessa. Rivedere oggi che tutto sembra finito la storia di quell’impresa fa un effetto che è insieme straniante e toccante.
Succede grazie a Il coraggio del Leone di Marco Spagnoli, documentario prodotto e distribuito da RS Productions ora disponibile sulla piattaforma ITsArt. Un lavoro prezioso che fotografa quella Mostra eccezionale e uguale a nessun’altra, attraverso lo sguardo appassionato e partecipe della madrina di quell’edizione, l’attrice romana Anna Foglietta.
Che, conversando con i protagonisti, gli ospiti e gli addetti ai lavori della Mostra – dal Presidente della Biennale Roberto Cicutto al Direttore Alberto Barbera, passando per tanti dei volti invitati alla manifestazione nel 2020 (da Pietro Castellitto, presente col suo esordio alla regia I predatori, a Diodato, che si è esibito nel corso della cerimonia di chiusura) – e muovendosi nei luoghi del festival che spesso restano lontani dai riflettori, riconsegna tutta la forza del cinema che ha voluto a tutti i costi ricominciare.
Tutto attorno, c’è Venezia, con il suo Leone che è il simbolo della città ma anche, appunto, del coraggio: in questo caso, quello rappresentato da un evento cinematografico e mediatico che non si è arreso, e che caparbiamente ha “voluto” essere realizzato a dispetto del mondo intorno, della pandemia (pur con tutte le misure di sicurezza necessarie: tant’è che non s’è registrato nessun caso di contagio) e della grande incertezza che dominava lo scenario globale.
In una città “anomala”, perfettamente contrappuntata dalle musiche sinfoniche realizzate per l’occasione da Max Di Carlo e mai vista prima così deprivata di turisti e del caos generale che solitamente l’accompagna, comincia questo racconto fatto di scorci e volti spesso inediti, in un crescendo di emozioni tra palco e dietro le quinte, tra quello che passa davanti allo schermo e ciò che resta dietro.
Adesso che lo scenario locale e globale sembra definitivamente “riaperto”, Il coraggio del Leone racconta tutto quello che non era mai stato e che – ci si augura – non sarà più. Finendo per essere un documento, prima che un documentario, destinato a restare.