“Con Il mio amico robot volevo tornare all’essenza pura del cinema. Ma questa volta da un’altra angolazione, quella dell’animazione, ovvero una forma di rappresentazione e narrazione senza limiti. In quanto regista, scrivere storie senza dialoghi è sia una grande sfida che un enorme piacere”. Così Pablo Berger racconta il suo nuovo lungometraggio, celebrato all’ultimo Festival di Cannes, premiato ad Annecy e candidato all’Oscar come miglior film d’animazione, che arriva dal 4 aprile nei nostri cinema con I Wonder Pictures.
Dopo Blancanieves e Abracadabra, Il mio amico robot è l’esordio di Berger nel cinema di animazione in 2D e si ispira alla omonima graphic novel di Sara Varon che racconta la favola moderna di DOG e ROBOT, una storia sull’importanza dell’amicizia e sulla sua fragilità.
DOG vive a Manhattan e, stanco di stare sempre solo, si costruisce un robot. Sulle note degli Earth, Wind and Fire e della travolgente musica newyorkese degli anni Ottanta, la loro amicizia sboccia e si fa sempre più profonda. Finché una sera d’estate DOG si trova costretto ad abbandonare ROBOT sulla spiaggia. Riusciranno i due amici a ritrovarsi?
“Oltre dieci anni fa, mi sono imbarcato nella chimerica, ma molto reale, odissea che è stato creare Blancanieves e mi sono imbattuto nella graphic novel Robot Dreams di Sara Varon. Sono rimasto incantato fin dalle prime pagine – non l’ho letta, l’ho divorata. Come tutte le storie belle, mi ha portato in un luogo sconosciuto ma familiare, in cui mi sono sentito a casa. La sua struttura temporale mi ha affascinato, mi ha fatto ridere e piangere e, soprattutto, mi ha fatto riflettere sull’amicizia”, spiega il regista spagnolo. “Leggendola mi sono tornati in mente i miei cari amici, quelli che sono sempre al mio fianco, ma soprattutto quelli che si sono trasferiti lontano o che ho perso lungo la strada. Robot Dreams mi ha permesso di riconciliarmi con i sentimenti contrastanti che ruotano attorno alla perdita di una persona amata. Accettare e riprendersi dalla perdita è, indubbiamente, ciò che mi ha spinto, intellettualmente ed emotivamente, a creare una versione animata di Robot Dreams“.
Ad affiancare Berger nella realizzazione una squadra di 20 artisti diretti dal fumettista e illustratore José Luis Ágreda, mentre il processo di animazione è affidato all’ artista e direttore dell’animazione Benoît Feroumont. Per le musiche il regista si è affidato nuovamente ad Alfonso de Vilallonga (già compositore per Blancanieves e Abracadabra), che ha ricreato melodie al piano delicate, ritmi jazz e suoni urbani molto newyorchesi, una giungla sonora unica nel suo genere per dare vita a un racconto emozionante e coinvolgente.