«Non mi sono risparmiata mai, ho dato ogni fibra di me. Non ho voluto imitarla: non sarebbe stato possibile e neanche giusto, sarebbe stato sterile e privo di anima. Ho provato a dedicarle un pezzo del mio cuore». Serena Rossi racconta così il suo approccio nell’interpretare di Mia Martini, che l’attrice e cantante impersona nel biopic Io sono Mia. Un’operazione che, dopo il successo di Principe Libero su De André riprende la stessa formula: arriva al cinema come evento speciale il 14, 15 e 16 gennaio distribuito da Nexo Digital per andare poi in onda a febbraio su Rai1 e on line su RaiPlay.
«È sia una operazione di carattere narrativo, che una modalità di sfruttamento multipiattaforma del prodotto. Questa non vuole essere una classica biografia che dettagli la vita di un’artista, ma mira a coglierne l’essenza e l’unicità. Va a raccontare l’artista e la donna nel suo profondo» spiega il direttore di RaiFiction Eleonora Andreatta «È il racconto della sua grande umanità e specialità di donna. È il racconto degli anni’70, che hanno visto la sua ascesa e il suo successo; il racconto delle case discografiche e degli agenti che hanno contribuito al suo successo e anche al suo osteggiamento; il racconto degli anni 80 che hanno visto il suo esilio».
La lavorazione di Io sono Mia è partita il 14 maggio, «il giorno in cui è stata ritrovata: abbiamo iniziato quando lei ha finito» sottolinea la Rossi. Il film si apre a Sanremo, nel 1989, quando un’esile figura femminile percorre i corridoi che portano al palco del teatro Ariston. È Mia Martini al suo rientro sulle scene dopo anni di abbandono: «Sai la gente è strana prima si odia poi si ama» è la prima strofa della sua nuova canzone, della sua nuova vita.
«Mi hai spettinata, hai una voce potente» Loredana Bertè si rivolge a Serena Rossi che si commuove. «Mimì sarebbe molto fiera di questa cosa, ne sono convinta: io lo sono di più. Il tempo non cancella proprio niente, è come se fosse successo ieri. Hai parlato del 14 maggio. Lei è stata tre giorni in quella maledetta casa: due giorni da morta, uno da viva. Ora grazie a questo film Mimì rivive, anche se dentro di me e dentro il cuore dei suoi fan non è mai morta e mai lo sarà. Ti ringrazio anche a nome suo».
«Ho voluto fare una cosa credibile» interviene il regista Riccardo Donna. «Ho detto a Serena di essere se stessa, di non cadere in imitazioni. Lei l’ha fatto benissimo. Ho cercato di ricostruire questi vent’anni che scorrono nel film e ho fatto di tutto affinché fosse credibile. Volevo che Sanremo fosse davvero Sanremo, che gli studi televisivi fossero reali, che per cantare avesse gli strumenti giusti. Gli scenografi, la costumista, i truccatori hanno fatto un lavoro enorme. Anche sulle musiche: avendo a disposizione Serena, abbiamo potuto far ricantare e risuonare da zero con gli strumenti dell’epoca tutte le canzoni. Il risultato è dentro il film: ha una forza d’impatto incredibile».
E conclude: «Ho vissuto in pieno il periodo in cui succedeva tutto quello contro Mia Martini. Questo film è solo un piccolo modo per chiederle scuse. Tutti noi del mondo dello spettacolo non abbiamo fatto abbastanza per impedirlo».