Il regista e il cast di Star Wars: gli ultimi Jedi raccontano il nuovo episodio della saga. Qui sotto la seconda di tre interviste imperdibili, da leggere prima di entrare in sala.
Adam Driver ha una domanda per me. «Che cos’è un emo?»
Con tutti quegli anni passati nei Marines e studiando alla Juilliard per diventare uno degli attori più impressionanti della sua generazione, Driver si è perso parecchie cose, interi generi musicali compresi. Il resto del mondo (tra cui anche un esilarante profilo fake su Twitter) ha deciso che c’è qualcosa di davvero emo nel suo personaggio, con quei capelli al vento e gli occasionali scatti d’ira. «Il mio personaggio è qualcuno che si è sentito dire tutta la vita che era speciale», spiega Driver. «E riesce a sentirlo, sente tutto più intensamente degli altri, capisci?»
E come tutti quelli che l’hanno visto recitare, persino in Girls, credo che anche l’attore sia più emotivo del resto dell’umanità. «Non credo di essere particolarmente intenso», dice, probabilmente senza rendersi conto che mi sta guardando dritto negli occhi con grande serietà, e che il suo ginocchio sinistro si agita per la troppa energia. «Alcune cose mi ossessionano, e devo dire che adoro creare qualcosa, lavorarci sopra al meglio».
Lo incontro in un bar di Brooklyn nascosto in una via piena d’alberi, mi hanno detto che è il suo posto preferito per le interviste. È arrivato in anticipo, poco dopo le riprese del nuovo film di Spike Lee. Indossa un maglione blu scuro, jeans neri e un paio di Adidas di lusso. Driver ha una certa aura, una sorta di cuore d’acciaio, che mi intimidisce un po’ nonostante sia molto gentile e rida davvero, davvero spesso. Non è poi così diverso da Harrison Ford, che interpretava suo padre. Poi il suo Kylo Ren l’ha fatto fuori.
Dopo il divorzio dei genitori, che ha vissuto quando aveva sette anni, è stato cresciuto da sua madre. Driver, però, non esita quando gli chiedo se il rapporto con suo padre può aver influenzato la sua interpretazione. «Non credo che le cose funzionino in maniera così automatica», dice. Specifica che Kylo Ren uccide anche il personaggio di Max Van Sydow, una specie di “vecchio zio”. «E nessuno mi ha mai chiesto se ho problemi con i miei veri zii».
Nel 2015 John Boyega mi ha detto che durante le riprese de Il Risveglio della Forza Driver non usciva mai dal personaggio, ma non credo che sia vero. Cerca solo di concentrarsi sul suo lavoro vivendo l’atmosfera di un ambiente che ai suoi occhi sembra sempre ridicolo. «Se guardi Star Wars, beh, è un film d’azione e avventura», spiega. «Lavorarci, però… è una vera commedia. Stormtroopers in cerca del bagno, gente vestita da troll che scappa nei corridoi. È esilarante». E con l’elmo non ci vede quasi per niente. «Devi sembrare molto furtivo, poi ti prendi il ramo di un albero dritto in faccia».
Non è d’accordo con chi definisce il suo personaggio “viziato”. «C’è una sfumatura elitaria, quasi da nobile, in lui», spiega ricordando che la madre di Kylo è «la principessa. Credo sia molto consapevole dell’importanza della sua famiglia». Driver spiega le difficoltà di interpretare un personaggio più giovane di lui, che ora ha 34 anni. «Ma non dirò di quanto più giovane… perché i fan ci ricamerebbero su». Arrossisce, e più tardi mi dirà che si è pentito di averlo detto. Se c’è uno spoiler io non l’ho trovato, a meno che non abbia a che fare con la sua strana connessione con Rey. A quanto pare i due personaggi passeranno parecchio tempo insieme, nel film. «Il rapporto tra Kylo e Rey è meraviglioso», dice Ridley, che Driver definisce come una “grandiosa partner sul set”, a quanto pare il suo complimento migliore.
All’inizio l’attore non era sicuro di voler partecipare a un film di Star Wars. «Guardo ai prodotti di Hollywood con scetticismo, vogliono conquistare un pubblico troppo ampio», dice. La proposta di Abrams, però, con tutte le sottolineature sull’unicità di Kylo Ren e sui suoi conflitti interiori, l’ha conquistato. «Tutto quello che mostra agli altri è il riflesso di quello che vorrebbe essere», spiega. «Solo in privato ammette di non aver capito nulla di sé stesso, la sua grande debolezza».
Driver potrebbe passare ore a spiegare perché Kylo Ren non è assolutamente il villain che tutti vedono. I suoi occhi diventano incendiari senza preavviso, sembra quasi dentro al personaggio. «C’era gente che abitava nella Morte Nera, sai? Farla esplodere non è un atto di terrorismo verso le centinaia di migliaia di persone che sono morte lì dentro? Avevano famiglia, no? E se a questo aggiungi che il personaggio si sente supportato da un potere superiore, e che è convinto di essere dalla parte del giusto… allora non ci sono limiti a quello che faresti per assicurarti la vittoria. Entrambi gli schieramenti si sentono così».
Mi stai convincendo a tifare per l’Impero, gli dico. Ride, poi conclude la sua arringa. «Allora, i ribelli sono i veri cattivi», dice sbattendo i pugni sul tavolo. «Ne sono davvero convinto!»