All’America mancherà Jon Stewart. Ma è giusto dire anche che ci manca già, perché la sua America è sparita. Il clima politico – più carino, più acido, più violentemente diviso – è radicalmente differente da quello di cui si prendeva gioco. La satira politica, come Stewart la definiva sul The Daily Show, gli richiede di essere duro allo stesso modo, sia con la destra sia con la sinistra. Ma questo vuol dire che deve fingere che esista una cosa come un centro moderato.
Se il suo show è diventato sempre più prevedibile con il passare degli anni – come fare le stesse battute tutte le sere sulle cazzate di Fox News e dei Tea Party – è perché l’America stessa è diventata così. E chiaramente non è stato un bene per Stewart. «Guardare queste trasmissioni tutti i giorni è incredibilmente deprimente», ha detto di recente. «Vivo in uno stato di depressione costante».
Stewart è stata una scelta strana per il The Daily Show, un marchio già fiorente quando è arrivato nel 1999. La sua specialità era una sorta di humor da bravo ragazzo. Non trattava di attualità. Non sembrava a suo agio in giacca e cravatta. Se aveva un’opinione politica, se la teneva per sé. L’evoluzione è stata più impacciata di quanto tutti vogliano ricordare. Ma c’è stato un momento, durante i primi mesi, quando si sono potute vedere come stessero cambiando le cose – col senno di poi, uno dei punti più alti della cultura televisiva del ventunesimo secolo. Stewart stava facendo un monologo sulla polizia di New York – che era stata colpita da uno scandalo nel quale uno o più poliziotti molestarono sessualmente un uomo nero con uno sturalavandini – e sul suo motto “CPR”, cioè cortesia, professionismo e rispetto. Stewart disse, «Anche se alcuni agenti hanno per sbaglio capito volesse dire “Cram Plunger in Rectum” (letteralmente, infilare lo sturalavandini nel retto, ndt)».
E dopo si rimangiò le parole. Non come un comico, non uno scherzoso «Scusate, gente», ma piuttosto una riflessione a voce alta «Wow, non era per niente divertente». Si può vedere come lui si stesse odiando per quella frase, stesse odiando la manciata di persone che stava ridendo nel pubblico. E si stava già dicendo «Ok, questo è esattamente quello che non farò da adesso in poi».
Vivo in uno stato di depressione costante
Quello è il momento esatto in cui il The Daily Show diventò diverso da ogni altra cosa in televisione, passata o futura. Dopo che l’11 settembre ha fatto capire ai media che non era più il caso di tacere e supportare ogni guerra che non toccasse direttamente il territorio americano, Stewart ha fatto diventare il The Daily Show il punto di riferimento cruciale per l’informazione negli anni di Bush. Nonostante spesso dicesse che era un comico che faceva battute, godeva chiaramente del suo ruolo da detentore cazzuto della verità, che smontava tutte le bugie quotidiane ufficiali.
Sembrava che Stewart stesse costruendo un lascito duraturo. Quindi, è parecchio strano che non abbia un successore ben preciso. Quando ha deciso di abbandonare, non c’era nessun altro Jon Stewart lì fuori, pronto a continuare la battaglia politica che lui ha messo in onda. In particolare, sembra che Trevor Noah, il successore designato alla guida del The Daily Show, assunto in una bizzarra corsa disperata da parte dell’azienda, sia già l’uomo sbagliato per il posto.
I capi di Comedy Central hanno chiaramente visto Noah come un foglio bianco, senza alcun bagaglio partitico. Ma si sono fatti trovare impreparati quando tutto il mondo ha scoperto il suo gusto noioso per le battute “spinose”, offensive più che altro per essere più vecchie della madre di Don Rickles (comico americano quasi novantenne, ndt). Siamo di fronte a un uomo adulto che, con orgoglio, raccontava barzellette su come le prostitute thailandesi fossero più conveniente di un fast food, e che quindi dovesse ordinare un “Quarter pound-her deluxe”.
Noah ha fatto un’impressione ancora peggiore dicendo, «ridurre il mio punto di vista a una manciata di battute che non funzionano non riflette al meglio il mio personaggio». Esattamente le non-parole da cagasotto che Stewart avrebbe fatto a pezzi, se non fossero riferite al suo stesso show.
Sarà un mondo peggiore senza Stewart, ma in realtà è il motivo esatto per cui sta lasciando: è già un mondo peggiore. Quindi, potremmo anche pensare che Stewart non si stia tanto preoccupando di tutti quei pensieri profondi se il The Daily Show possa o meno funzionare senza di lui. Sembra più che si stia preoccupando se l’America ce la possa fare. In generale.