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Justin Baldoni ha fatto causa a Blake Lively e Ryan Reynolds per 400 milioni di dollari

Dopo una citazione in giudizio, una querela e molte accuse di diffamazione, la vicenda che coinvolge il regista e l'attrice di 'It Ends With Us' non accenna a sgonfiarsi

Foto: Nicole Rivelli/Sony Pictures

C’è un nuovo sviluppo nella vicenda di accuse per molestie e diffamazioni che ha coinvolto Justin Baldoni e Blake Lively: dopo querele e citazioni in giudizio, il regista di It Ends With Us ha intentato una causa da 400 milioni di dollari contro la co-protagonista del film, accusandola di aver tentato di «distruggerlo» con false accuse di molestie sessuali.

La causa, depositata presso il Tribunale Distrettuale del Sud di New York, accusa Lively, suo marito Ryan Reynolds, la pubblicista Leslie Sloane e la sua agenzia Vision PR di diffamazione, estorsione e violazione della privacy. Oltre a Baldoni, tra i querelanti figurano il suo studio cinematografico Wayfarer, il CEO dello studio Jamey Heath e le responsabili delle pubbliche relazioni Melissa Nathan e Jennifer Abel.

In una dichiarazione, l’avvocato di Baldoni, Bryan Freedman, ha affermato che la causa si basa su «una quantità schiacciante di prove non alterate che documentano il tentativo ingannevole di Blake Lively e del suo team di distruggere Justin Baldoni, il suo team e le rispettive aziende diffondendo informazioni gravemente manipolate, non comprovate, nuove e modificate ai media».

Ha aggiunto: «È evidente, sulla base della nostra totale disponibilità a fornire tutti i messaggi di testo completi, e-mail, filmati video e altre prove documentali condivise tra le parti in tempo reale, che questa è una battaglia che [Lively] non vincerà e della quale si pentirà amaramente. Blake Lively è stata gravemente mal consigliata dal suo team o ha intenzionalmente e consapevolmente rappresentato la verità in modo falso. La signora Lively non potrà mai più sfruttare le vere vittime di molestie reali unicamente per il proprio tornaconto personale a scapito di chi non ha potere».

In una dichiarazione rilasciata a Rolling Stone US, il team legale di Blake Lively ha definito la nuova causa di Baldoni «un altro capitolo del manuale del molestatore». La dichiarazione prosegue: «È una storia vecchia come il mondo: una donna parla apertamente portando prove concrete di molestie sessuali e ritorsioni, e il molestatore cerca di ribaltare la situazione contro la vittima».

Inoltre, si afferma che le prove dimostreranno che anche altri membri del cast hanno avuto le loro «esperienze negative con il signor Baldoni e Wayfarer», e che Sony avrebbe chiesto a Lively di «supervisionare il montaggio del film». Di tutta risposta, Baldoni e i suoi legali hanno accusato Lively di aver «deliberatamente derubato» il regista del suo film attraverso una serie di azioni ostili, come rifiutarsi di tornare sul set e sabotare la campagna di promozione. Secondo l’accusa, il comportamento dell’attrice avrebbe messo in difficoltà altri lavoratori coinvolti nella produzione.

Le ostilità tra Lively e Baldoni erano cominciate lo scorso dicembre, quando l’attrice aveva citato in giudizio il regista per molestie sessuali e diffamazione. A inizio anno, Baldoni aveva già querelato il New York Times per un pezzo a sua detta diffamatorio nei suoi confronti, il quale avrebbe presentato la vicenda tra di loro solamente dal punto di vista ddi Lively.

L’ultimo capitolo della vicenda era avvenuto una decina di giorni fa, quando gli avvocati di Lively avevano attaccato Baldoni e il suo team legale, accusandoli di aver fatto ricorso alla tattica del blame the victim – dare la cola alla vittima – per distrarre l’opinione pubblica dalle responsabilità di Baldoni nella vicenda.

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