Karla Sofía Gascón: «Tutti possiamo essere migliori, anche io» | Rolling Stone Italia
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Karla Sofía Gascón: «Tutti possiamo essere migliori, anche io»

L'attrice è tornata a rispondere alle critiche per alcuni vecchi post offensivi da lei condivisi su X. «Non ero perfetta e non lo sono neanche adesso. Cerco solo di imparare e migliorare come persona ogni giorno»

Karla Sofía Gascón: «Tutti possiamo essere migliori, anche io»

Karla Sofía Gascón è Emilia Pérez. Foto: Lucky Red

Karla Sofía Gascón, la prima attrice dichiaratamente trans a ricevere una nomination agli Oscar come Miglior attrice protagonista (per Emilia Pérez di Jacques Audiard) ha risposto di nuovo alle critiche che l’hanno colpita nei giorni scorsi a causa di alcuni vecchi tweet razzisti e offensivi ritrovati sul suo account X (poi cancellato, ve lo raccontavamo qui).

Gascón ha pubblicato ieri un post sul suo profilo Instagram. Sullo sfondo un simbolo appartenente al buddhismo Nichiren, sopra le scritte: «Come succede in Emilia Pérez, tutti possiamo essere migliori, anche io». Il riferimento, naturalmente, è al contenuto dei tweet condivisi in passato dall’attrice.

 

 
 
 
 
 
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Nella caption si legge: «LORO HANNO GIÀ VINTO. La prima cosa che vorrei fare è porgere le mie più sincere scuse a tutti coloro che si sono sentiti feriti dal mio modo di esprimermi in qualsiasi momento della mia vita. Ho ancora molto da imparare in questo mondo: il mio principale difetto sono le forme. La vita mi ha insegnato qualcosa che non avrei mai voluto imparare: per quanto chiaro possa essere il tuo messaggio, senza usare le parole giuste, si trasforma in qualcosa di completamente diverso.

In soli sei mesi, sono passata da una vita normale a una vita ai massimi livelli della mia professione. Ora la mia responsabilità è enorme, perché la mia voce non appartiene più solo a me, ma anche a molte persone che si sentono rappresentate e trovano speranza in ciò che faccio. Mi sono aggrappata al buddismo Nichiren per trasformare la mia vita e quella delle persone intorno a me, e credo che abbia funzionato. Non posso riparare le azioni del passato, posso solo dire che oggi non sono la stessa persona di dieci o vent’anni fa. Anche se allora non avevo commesso alcun crimine, non ero perfetta — e non lo sono neanche adesso. Cerco solo di imparare e migliorare come persona ogni giorno.

Riconosco, tra le lacrime, che loro hanno già vinto. Hanno raggiunto il loro obiettivo: infangare la mia esistenza con bugie o distorsioni fuori contesto. Chiunque mi conosca sa che non sono razzista (sarebbero sorpresi nel sapere che una delle persone più importanti della mia vita attuale, a cui voglio molto bene, è musulmana), né colpevole delle accuse per cui sono stata giudicata e condannata senza processo, senza possibilità di spiegare il vero significato delle mie parole. Ho sempre lottato per una società più giusta, per un mondo di libertà, pace e amore. Non sosterrò mai guerre, estremismi religiosi od oppressioni razziali e culturali.

Hanno creato post come se stessi insultando persino le mie colleghe (il riferimento potrebbe essere ad alcune dichiarazioni sull’attrice Fernanda Torres, nda), trasformato parole di celebrazione in critiche, preso scherzi come fossero realtà, isolato parole che, senza contesto, sembrano odio puro. Tutto pur di impedirmi di vincere qualcosa e farmi crollare. Ieri mia madre mi ha detto qualcosa di bellissimo: “Non mi importa affatto che tu vinca qualcosa, voglio solo che tu stia bene e che non ti facciano del male.”

“Mamma, la vita mi ha messo qui per trasmettere un messaggio di speranza e amore in questo mondo, e lo farò.”».