Il giorno in cui è uscito il trailer del film Nina, con Zoe Saldana nel ruolo di Nina Simone, molti fan della cantante sono rimasti piuttosto scioccati: Saldana (metà portoricana e metà dominicana) ha dovuto fare blackface – scurirsi la pelle con il trucco, la tecnica che usavano gli attori bianchi a fine Ottocento per interpretare personaggi di colore, sempre stereotipati – e indossare una protesi al naso per assomigliare alla “Sacerdotessa del soul”. La notizia di Saldana come protagonista aveva già creato controversie dal primo annuncio nel 2012 perché invece di prendere un’attrice che somigliasse a Simone è stata scelta una ragazza latina “travestita” da afroamericana.
Una critica più che sensata, visto che l’aspetto fisico di Nina Simone è parte integrante della sua carriera come artista e dei contenuti dei suo brani. Come ha detto alla NPR l’antropologa Lanita Jacobs, «La musica di Nina prende spunti da una consapevolezza del proprio aspetto fisico. Capiamo che ci sono dei problemi legati alla bellezza, e a volte ciò che dà diritto ad alcune di parlare di questi problemi è che sanno cosa vuol dire nascere con capelli strani, o avere il naso largo o la pelle scura.»
Sui social molti fan della Simone si sono scagliati contro i trailer, e alcuni anche personalmente contro Zoe Saldana, compreso l’account ufficiale della Nina Simone Estate.
.@zoesaldana Cool story but please take Nina’s name out your mouth. For the rest of your life.
— Nina Simone (@NinaSimoneMusic) 3 marzo 2016
Un’altra persona che ha avuto da ridire direttamente con Saldana è stato il fratello di Simone, Sam Waymon, musicista. Al New York Daily News ha detto che aver usato Saldana in «quello che sembra un blackface» è uno scandalo, e che la sua partecipazione è dovuta al suo potere: «Zoe Saldana ha un nome, ma è abbastanza per sacrificare la vera storia di una persona, quello che sono, in nome dei titoli sui giornali e del botteghino? A quanto pare sì.»
La figlia di Nina Simone, Lisa Simone Kelly, si è scusata su Time per il tweet, dicendo che l’affermazione non viene né da lei né direttamente dalla famiglia, ma da un amico che gestisce la pagina. «È chiaro che lei abbia fatto il suo meglio per il progetto, sfortunatamente è stata attaccata pur non essendo responsabile della scrittura e delle bugie». Le bugie di cui parla Simone Kelly riguardano la relazione tra la cantante e il suo manager Clifton Henderson, che nel film è trattata come una storia d’amore mentre non c’è mai stato nulla di romantico tra i due – Simone Kelly specifica anche che Henderson era gay. «Il progetto era corrotto dall’inizio. Non è la verità sulla vita di mia madre e tutti lo sanno. Non è il modo in cui vorresti che venissero ricordati i tuoi cari.»