L’Academy si è scusata «sinceramente» per non aver sostenuto il regista Hamdan Ballal | Rolling Stone Italia
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L’Academy si è scusata «sinceramente» per non aver sostenuto il regista Hamdan Ballal

Il messaggio è arrivato ieri dopo che un gruppo di professionisti dell'industria hollywoodiana aveva condiviso una lettera aperta a sostegno del collega: «Desideriamo chiarire che l’Academy condanna ogni forma di violenza, ovunque essa si verifichi»

L’Academy si è scusata «sinceramente» per non aver sostenuto il regista Hamdan Ballal

Hamdan Ballal con l'Oscar al miglior documentario per 'No Other Land'

Foto: ANGELA WEISS/AFP/GETTY IMAGES

Elizabeth Olsen, Richard Gere e Penélope Cruz sono tra le star che hanno firmato una lettera aperta per criticare la leadership dell’Academy in merito alla gestione del presunto arresto e aggressione di Hamdan Ballal, il regista palestinese che ha vinto un Oscar poche settimane fa per il documentario No Other Land.

«Condanniamo con forza la brutale aggressione e la detenzione illegale del regista palestinese vincitore di un Oscar Hamdan Ballal da parte dei coloni e delle forze israeliane in Cisgiordania», si legge nella lettera. «Come artisti, dipendiamo dalla nostra capacità di raccontare storie senza subire ritorsioni. I documentaristi spesso si espongono a rischi estremi per illuminare il mondo».

La lettera è stata firmata da oltre 680 membri dell’Academy of Motion Picture Arts and Sciences provenienti da diversi ambiti del cinema, tra cui Raul Castillo, Sandra Oh, Ava DuVernay, Olivia Colman, Javier Bardem e decine di registi e registe di documentari.

«È ingiustificabile che un’organizzazione celebri un film con un premio nella prima settimana di marzo e poi non difenda i suoi autori solo poche settimane dopo», prosegue il testo, definendo l’aggressione a Ballal «un attacco a tutti coloro che hanno il coraggio di testimoniare e raccontare verità scomode».

«Nostro compito sarà continuare a vegliare su questa troupe», si legge ancora nella lettera. «La vittoria dell’Oscar ha messo le loro vite in pericolo crescente, e non useremo mezzi termini quando è in gioco lguardiana sicurezza di altri artisti».

All’inizio di questa settimana, Ballal è stato aggredito da coloni israeliani e poi arrestato dalle autorità, secondo quanto riferito dai suoi co-registi e da un gruppo di attivisti ebrei. Il regista sarebbe stato uno dei tre palestinesi fermati nel villaggio di Susiya, ha dichiarato l’avvocata Lea Tsemel all’Associated Press.

L’Academy ha rilasciato una dichiarazione tiepida, che non fa riferimento diretto all’aggressione né cita Ballal per nome, ma si limita a condannare «la repressione degli artisti per il loro lavoro». Il CEO dell’Academy, Bill Kramer, ha scritto: «Viviamo in un’epoca di profondi cambiamenti, segnata da conflitti e incertezze — nel mondo, negli Stati Uniti e nella nostra stessa industria».

Kramer ha aggiunto: «È comprensibile che ci venga spesso chiesto di parlare a nome dell’Academy in risposta a eventi sociali, politici ed economici. In questi casi, è importante ricordare che l’Academy rappresenta quasi 11.000 membri in tutto il mondo, ciascuno con una propria visione unica».

Yuval Abraham, uno dei co-registi israeliani del film, ha criticato la risposta dell’Academy, paragonandola al messaggio «giustamente forte» che l’organizzazione aveva diffuso dopo l’arresto di sei registi iraniani per il loro lavoro.

In precedenza, Abraham aveva scritto su X che Ballal era stato «linciato» da coloni che «lo hanno picchiato, e ha riportato ferite alla testa e allo stomaco, con sanguinamenti». In un’intervista al Guardian, Ballal ha raccontato di aver temuto per la propria vita dopo essere stato presumibilmente colpito con calci di fucile. «È stata una vendetta per il nostro film», ha dichiarato alla testata. «Ho sentito le voci dei soldati, ridevano di me… ho sentito pronunciare la parola “Oscar”».

Le Forze di Difesa Israeliane hanno negato che Ballal sia stato picchiato, secondo quanto riportato dal Guardian, affermando che l’organizzazione militare avrebbe «agevolato le cure mediche per i detenuti».

Venerdì, l’Academy ha pubblicato un secondo comunicato, altrettanto tiepido, nel tentativo di rimediare alla vaghezza del precedente. «Ci rammarichiamo di non aver menzionato direttamente il signor Ballal e il film per nome», si legge nella nota. «Ci scusiamo sinceramente con il signor Ballal e con tutti gli artisti che si sono sentiti abbandonati dalla nostra precedente dichiarazione, e desideriamo chiarire che l’Academy condanna ogni forma di violenza, ovunque essa si verifichi. Aborriamo la soppressione della libertà di espressione in qualsiasi circostanza».

In una dichiarazione precedentemente condivisa con Rolling Stone US, il Center for Jewish Nonviolence ha riferito che «dozzine di coloni» hanno attaccato il villaggio palestinese di Susiya, nella zona di Masafer Yatta, a sud della Cisgiordania. Gli aggressori avrebbero colpito «due abitazioni, distrutto serbatoi d’acqua e rubato telecamere di sorveglianza».

Da Rolling Stone US