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Lara Croft diventa hipster

L'eroina nata coi videogame torna al cinema con il volto di Alicia Vikander. Nel nuovo (e più sobrio) Tomb Raider defe affrontare l'eredità del padre e una grande avventura su un'isola misteriosa.

Alicia Vikander si guarda attorno, seguita da una cinepresa, mentre avanza lentamente nel giardino della Croft Manor. La villa della famiglia di Lara è un luogo che custodisce un passato fatto di magnificenza e bellezza, ma che oggi mostra i segni di una certa decadenza. A cominciare da una fontana azzurra completamente svuotata, a pochi metri di distanza dall’ingresso, all’interno della quale si ammassano mucchietti di foglie.

È una calda giornata di maggio del 2017 e l’attrice svedese, lunghi capelli castani che scendono sotto le spalle, indossa una giacca di pelle su una maglietta bianca e pantaloni cargo neri. Ha un’aria perplessa, mentre sposta lo sguardo dagli alberi alla casa: forse non la riconosce più, o magari è solo sopraffatta dai ricordi. È la prima volta che il suo personaggio, una 21enne Lara Croft (Alicia, invece, ne compirà 30 a ottobre, nda), mette piede all’interno della proprietà, dopo 7 anni di assenza. La location, in realtà, è la Wilton House, 14mila acri nelle campagne inglesi del Wiltshire, a due ore di auto da Londra, utilizzata spesso da cinema e tv. Qui Stanley Kubrick girò alcune scene di Barry Lindon, la dimora è apparsa in Ragione e Sentimento e Ritratto di signora, oltre che in serie come The Crown e Outlander.

Mentre la troupe segue le indicazioni del regista Roar Uthaug, al debutto in una produzione hollywoodiana dopo i sorprendenti The Wave e Dagmar – L’anima dei vichinghi, ne approfittiamo per entrare in casa insieme al produttore esecutivo Patrick McCormick. «Lara nutre sentimenti ambivalenti rispetto alla Croft Manor, dove è cresciuta. Quando aveva 14 anni suo padre è scomparso all’improvviso, obbligandola a badare a se stessa. Per lei non è stato facile, e adesso è in cerca di risposte», spiega, accompagnandoci lungo i corridoi, occupati ai lati da statue nascoste sotto pesanti teli bianchi. «Nei prossimi giorni gireremo i flashback sulla sua infanzia, con la giovane Lara (Maisy De Freitas, 7 anni, nda) e con Dominic West, che interpreta suo padre Richard».

Ma in che modo Lara Croft è diventata l’eroina che conosciamo? Il reboot di Tomb Raider, in sala dal 15 marzo, lo svela attraverso una origin story che riporta in scena l’archeologa avventuriera 15 anni dopo l’ultima apparizione cinematografica, il secondo dei due blockbuster con protagonista Angelina Jolie. «Lei ha reso Lara un personaggio indimenticabile. Il giorno in cui ho ottenuto la parte ho fatto i salti di gioia», racconta entusiasta Alicia Vikander. «Tomb Raider è stato il mio primo videogame, tra gli 8 e i 10 anni. Io e mio fratello non avevamo una PlayStation, e un giorno alcuni amici la portarono a casa. Rimasi incantata, perché fino ad allora non avevo mai visto una donna protagonista di un gioco d’azione». La sua passione viene da lontano, dal cinema di Spielberg: «Ho sempre amato le grandi storie di avventura: ormai ho perso il conto di quante volte ho rivisto i vari Indiana Jones o La mummia. Sono mondi e atmosfere che mi intrigano: ecco perché ero così elettrizzata all’idea di prendere parte a questo nuovo adattamento».

Alla domanda se il paragone con Jolie l’abbia intimorita, lei scuote la testa: «Ero onorata e un po’ nervosa all’idea di interpretare un personaggio così amato. Insomma, persino mia madre la conosce! (Ride) Sapevamo che non saremmo stati in grado di replicare i due film precedenti, ma del resto non ci interessava. Il nostro Tomb Raider si ispira, piuttosto, al reboot del videogame del 2013».

Il personaggio di Lara è nato più di 21 anni fa: due decenni e rotti di fascino e seduzione, durante i quali l’eroina sviluppata da Core Design si è evoluta e reinventata, trasformandosi in una vera e propria icona pop. Tra sequel e spin-off il videogioco ha venduto oltre 58 milioni di copie nel mondo. Dal 1996 a oggi sono usciti 30 titoli, un cortometraggio, una serie animata, svariati fumetti e quattro romanzi ufficiali. Al suo debutto Lara divenne così popolare che, nel 1997, gli U2 la fecero comparire su un maxischermo durante il loro PopMart Tour, mentre l’anno seguente fu nominata ambasciatrice per l’eccellenza scientifica del Regno Unito. Non sono mancate le critiche, legate principalmente a un look giudicato troppo sexy, che secondo alcuni sminuiva il messaggio femminista di donna forte, autonoma e indipendente.

Anche io, come la nuova Lara, ho condiviso una stanza a Londra. Sono certa che molti giovani si identificheranno in lei

Poi è stato il turno del reboot, sviluppato nel 2013 da Crystal Dynamics, che ha proposto una Lara inedita: più giovane, vulnerabile e inesperta, diversa da quella a cui eravamo abituati. Tuttavia, come avremo modo di scoprire nel corso del film, alcuni vecchi insegnamenti di lord Richard Croft le torneranno utili durante la sua missione. «È la seconda volta che interpreto il padre di Alicia (la prima è stata in Testament of Youth, nda), perciò eravamo amici già prima delle riprese», racconta il 48enne Dominic West, dopo aver trascorso una decina di minuti ad ammirare i dipinti esposti all’interno della Wilton House. Conosceva Tomb Raider prima di unirsi al progetto? Alza le spalle: «Appartengo a un’altra generazione: lo ammetto, non ne sapevo nulla. In compenso ho dato un’occhiata su YouTube alle scene in cui recitava Jon Voight, che nei film ricopriva il mio stesso ruolo. A proposito, che tipo è il padre di Lara nei videogiochi?». Assente, per lo più.

Fa un sorriso furbo e prosegue: «Abito a Londra e ho cinque figli, cresciuti in città. Ecco perché li incito spesso a fare un po’ di attività fisica all’aria aperta. Richard è simile a me, ma molto più estremo: un archeologo un po’ pazzo, con un background accademico e, credo, anche militare. È uno di quei genitori psicopatici, che abbandonano i figli su una montagna per insegnargli a sopravvivere. Io non sono come lui, grazie a Dio».

Le sue scene saranno decisamente commoventi: «Sempre che non vengano eliminate in sede di montaggio…». Non avrebbe dovuto preoccuparsi, visto che Uthaug ha consegnato al pubblico uno spettacolo ricco d’azione e avventura, ma capace di esplorare anche le emozioni e la psicologia dei protagonisti. «Il cuore del racconto tocca un tema senza tempo: il rapporto tra un padre e una figlia», conferma il 44enne cineasta norvegese. Lara è una ragazza normale, che abita nel quartiere londinese di Shoreditch con i suoi coinquilini. Lavora per una start-up di consegne a domicilio e ogni giorno attraversa la città in sella alla sua bicicletta.

Vikander ha portato le sue idee in fase di scrittura: «Quando mi sono trasferita a Londra ho condiviso anch’io un appartamento insieme a tre amiche, dividendomi tra mille audizioni e vari lavori: ho fatto la commessa in un negozio di jeans e la cameriera per tre anni, prima di ottenere il mio primo ruolo. Sono certa che, come me, molti altri giovani si identificheranno in Lara», assicura Alicia, premio Oscar come miglior attrice non protagonista nel 2016 per The Danish Girl. All’inizio della storia Lara eredita la Croft Holdings, la società del padre, presumibilmente morto. Alla firma dei documenti, però, trova un indizio, che la spinge a tornare alla Croft Manor. Lì scopre che il genitore aveva costruito una stanza segreta, dove stava indagando sulla leggendaria tomba dell’imperatrice Himiko, sull’isola giapponese di Yamatai: un luogo antico e pericoloso, apparentemente dotato di un immenso potere distruttivo. Decisa a completare il lavoro del padre e a scoprire qualcosa in più sulla sua scomparsa, Lara si imbarca in un viaggio che la porterà fino a Hong Kong (ma le riprese si sono svolte a Cape Town, in Sudafrica, nda), dove farà squadra con Lu Ren (Daniel Wu) e salirà a bordo della sua nave, l’Endurance.

La produzione ha costruito per l’occasione una vasca lunga 90 metri e larga 60. «I fan ritroveranno almeno due grandi sequenze d’azione tratte dal videogame, tra cui il naufragio dell’Endurance, durante una spaventosa tempesta. Ho voluto ricreare le stesse, iconiche, inquadrature del gioco», spiega il regista. Sopravvissuta al naufragio, Lara si risveglia sulle spiagge dell’isola di Yamatai, circondata da un gruppo di uomini. Si tratta dei membri di una misteriosa organizzazione militare chiamata Trinity, guidata da Mathias Vogel (Walton Goggins), che ha trascorso gli ultimi nove mesi a scavare in cerca della tomba. Lara viene fatta prigioniera, ma riesce a fuggire.

«E qui arriva la seconda scena d’azione: il momento in cui precipita nel vuoto da una rupe altissima, dotata solo di un paracadute d’emergenza. Gli spettatori resteranno senza fiato, ve lo garantisco». Dal canto suo Vikander si è allenata molto per calarsi nei panni dell’eroina inglese, mettendo su quattro chili di muscoli sotto la supervisione dello svedese Magnus Lygdback, personal trainer delle star (ha lavorato, tra gli altri, con Ben Affleck, Gal Gadot e Alexander Skarsgård, nda). «La gente mi guarda stupefatta, quando scopre che ho anche girato la maggior parte dei miei stunt. Ma io mica lo sapevo di avere altre opzioni», esclama ironica, alzando un sopracciglio. «Ho iniziato ad allenarmi tre mesi prima delle riprese, andando in palestra sei giorni a settimana, tra arrampicate, sollevamento pesi, arti marziali miste e High Intensity Interval Training (allenamento cardiovascolare basato sull’alternanza tra lavoro ad alta e bassa intensità, ndr)».

Ma, sia chiaro, non è solo questione di addominali: «Tutti i personaggi che interpreto hanno una loro fisicità, che li definisce e che mi aiuta a comprenderli. Volevamo anzitutto essere fedeli al videogioco: alcuni fan che sono stati invitati sul set si sono accorti che, in una scena girata a bordo della nave, avevo dei graffi sul naso proprio come Lara nel videogame. Vedere il loro entusiasmo è stato davvero bellissimo. Non vedo l’ora che Tomb Raider arrivi in sala, così da poterlo finalmente condividere con il pubblico».

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