Palomar Hotel, nel cuore di Westwood, uno dei 35 neighborhoods che compongono la città di Los Angeles. È la sede del nostro incontro con Lena Dunham per la presentazione della 5a stagione di Girls, indubbiamente lo spettacolo tv che ha ispirato e dato voce a un’intera generazione di fucking Millennial. Ad attenderla la vostra Bestia, registratore in mano e con una convinzione di base: qualunque sia l’opinione personale su Lena Dunham (stronza, cicciona, nevrotica, viziata, fanatica di Hillary Clinton, saputella spesso desnuda della borghesia ebrea), bisogna sottolineare alcune tacche sul suo CV, raggiunte prima del trentesimo anno d’età. Creatrice, produttrice, scrittrice, attrice e regista di Girls; 8 nomination Emmy, 2 Golden Globe ottenuti; prima donna a vincere la Directors Guild of America per il genere comedy; miglior sceneggiatura Spirit Award per il film Tiny Furniture; saggista per il New Yorker; autobiografia da 4 milioni di $ per Non sono quel tipo di ragazza; entrepreneur editoriale con LennyLetter.com. Aggiungiamoci anche: femminista convinta, politicamente impegnata, sessualmente indipendente, culturamente prolifica, (im)perfezionista senza paura con tanto di 2 milioni e mezzo di follower su Instagram (@lenadunham) ed eccola, paladina du jour della propria generazione, la stessa che, socialmente parlando, non sa cosa fare, dove andare, cosa dire e che, in tantissimi casi, vive a sbafo dei genitori (tema della primissima puntata della serie). Avesse frangia e caschetto, assomiglierebbe per intraprendenza e coraggio a Jane Fonda in Una squillo per l’ispettore Klute.
Molto di quello che scrivi è ispirato alla tua vita personale.
Sono fortunata a fare il lavoro che faccio, ma rimango una persona normale, è sbagliato pensare di essere diversi dalla gente comune. Avere successo non ti semplifica la vita, anzi. Faccio un lavoro in cui le donne sono una minoranza, e faticano ad avere una voce. È un lavoro interessante, ben pagato, ma molto stressante, che mi rende ansiosa, come tutti. Anch’io ho i miei cazzi, come te. Anch’io ho amici che a 30 anni non sanno ancora cosa vogliono dalla vita, anch’io vivo alti e bassi, anch’io vorrei che accadessero cose nella mia vita che purtroppo non si materializzano. Si tratta di trovare il modo di trasferire queste emozioni nella vita dei miei personaggi.
Ti definiscono il volto del femminismo dei Millennial. Cos’è cambiato per le donne nell’ultima generazione?
Poco. Possiamo continuare a indossare quello che vogliamo, fare sesso con chi vogliamo, ma allo stesso tempo è arrivato il momento di iniziare la vera rivoluzione, lottare per avere gli stessi diritti: la parità di salario, l’avanzamento di carriera e soprattutto impedire che siano gli uomini a controllare il nostro corpo. È assurdo continuare a combattere contro l’aborto e, anzi, voler ritornare alla preistoria e abolirlo! Dobbiamo liberarci dallo stigma del corpo perfetto: mettere in testa alle donne che sono attraenti solo se hanno un determinato tipo di fisico non è che un altro modo per controllarci. Le donne di oggi sono CEO, fanno business, comprano proprietà, votano, pagano i conti, mantengono gli uomini, sono padrone del proprio destino, e nonostante tutto si lasciano convincere che per avere successo ed essere desiderate devono assecondare i sogni misogini di voi uomini? In realtà siamo noi le peggiori nemiche di noi stesse. Certo, ogni tanto penso che mi piacerebbe avere delle gambe lunghe e snelle, ma alla fine ho imparato ad amare il mio corpo. Nel mio primo anno universitario sono ingrassata 15 chili e ricordo che mi guardavo allo specchio e non mi piacevo. Ho impiegato un po’ ad accettarmi. Poi, scrivendo un episodio di Girls, dove Hannah faceva jogging, ho fatto ricerca e conosciuto Matt Wilpers, famoso trainer del Mile High Run Club. Dopo un’ora con lui avevo già una relazione diversa nei confronti dell’attività più odiata durante il liceo. Correre fa bene a corpo e mente. Per questo ho postato su Instagram la foto in cui sto correndo: anche se di solito non posto le foto che mi scattano i paparazzi, di quella sono davvero orgogliosa.
Parliamo del tuo libro, Non sono quel tipo di ragazza.
Metto a nudo tutte le mie imperfezioni, sia fisiche che emotive, parlo delle mie esperienze, delle diete mai finite, di amore, amicizia, carriera, tutto quello che riguarda la condizione femminile, compresi gli uomini da dimenticare. Scrivere, per me, è un modo per liberarmi dei miei sensi di colpa, dei miei segreti. It’s my shit. Tratto di argomenti riconoscibili dal 99% delle donne, eccezione fatta quando parlo della mia nudità televisiva.
Effettivamente in Girls sei spesso nuda…
La sorpresa più incredibile è stato scoprire quanto siano puritani gli americani. Sono cresciuta a New York, dove molti degli amici di famiglia sono gay o bisessuali. Ho sempre parlato apertamente di sesso! Quando ho promosso il mio libro in Europa, nessuno si è mai sognato di farmi una domanda sul fatto che mostro culo & tette nello show. In Francia, Germania, Olanda, Inghilterra nessuno era scandalizzato.
Qual era la tua missione, quando hai creato LennyLetter.com?
Volevo parlare con le ragazze come me. E intervistare donne come Nora Ephron, Gloria Steinem e Hillary Clinton. Le donne di una certa età dovrebbero sempre essere prese in considerazione. Gloria Steinem è un esempio per tutte noi, la sua vitalità è contagiosa, a 81 anni continua a lottare per i nostri diritti. Per le ragazze delle nuove generazioni è molto importante avere un dialogo con chi ha affrontato, prima di loro, gli stessi problemi.
Perché Hillary?
È la persona più qualificata per la Casa Bianca. Ha fatto tanto per noi donne. Quando ero bambina chiesi a mia madre se ci fosse mai stata una donna presidente. Mi disse di no, sorridendo, come se la mia domanda fosse assurda. A quel tempo, le donne erano Barbie e gli uomini presidenti. Spero che un giorno mia figlia mi chieda se abbiamo mai avuto un uomo presidente.
Sai già cosa farai dopo Girls?
Mi dedicherò a Max, serie HBO per la quale sarò anche produttrice e regista. È una commedia sul femminismo, ambientata negli anni ’60, in cui la protagonista interpretata da Zoe Kazan è una giornalista che si ritrova coinvolta nel movimento femminista e nei cambiamenti sociali di quegli anni.