«Caro direttore, questo è un mio accorato appello affinché i cinema, questi preziosi “luoghi per la gente”, siano preservati nel tessuto urbano delle nostre città, e in particolare quelli di Roma». Così iniziava la lettera di Renzo Piano pubblicata su Repubblica del 20 febbraio.
Le sale cinematografiche, a Roma come in Francia e a Parigi, sottolinea l’architetto, sarebbero da salvare dalla speculazione urbana e dalle logiche urbanistiche che stanno trasformando le città in agglomerati di strade, auto e centri commerciali. Il riferimento è ad alcuni vecchi cinema della capitale, che invece che essere riassegnati alla loro funzione culturale corrono il rischio di diventare ulteriori luoghi deputati al commercio.
Un paio di giorni dopo, il 22 febbraio, all’appello si era unito Francesco Totti, che aveva condiviso queste parole: «Da bambino, a Porta Metronia, non mi faceva sognare solo il calcio, ma anche andare al cinema. Nel quartiere ce n’erano tanti: a San Giovanni il Royal, il Paris, il Maestoso a li amavo tantissimo. Non capisco come si possa pensare di trasformare i cinema abbandonati di Roma in altri centri commerciali e supermercati. […] Abbiamo bisogno di luoghi per lo sport, la cultura, asili nido e scuole, non di altri centri commerciali».
Ora, la protesta è arrivata a coinvolgere il mondo del cinema internazionale. Martin Scorsese (noto per i suoi stretti legami con l’Italia) è stato il primo a firmare un appello indirizzato a Sergio Mattarella e Giorgia Meloni. «La trasformazione dei cinema sarebbe un profondo sacrilegio non solo per la ricca storia della città, ma anche per il patrimonio culturale da lasciare alle future generazioni». Così si legge nel testo, che oltre a Scorsese conta le firme di Wes Anderson, Jane Campion, Francis Ford Coppola, Willem Dafoe e Ari Aster tra gli altri.
«Come ben riflette in modo eloquente Renzo Piano sulla situazione attuale di Roma, è chiaro che il tentativo di riconvertire spazi destinati al possibile rinascimento culturale della Città Eterna in hotel, centri commerciali e supermercati è del tutto inaccettabile. Tale trasformazione rappresenterebbe una perdita irreparabile. Invito i miei colleghi di tutto il mondo, direttori di festival e tutti gli operatori culturali a firmare questa lettera per salvare l’ultima possibilità di redenzione di una delle città culturali e artistiche più importanti al mondo. Questa lettera è indirizzata anche personalmente al Presidente Sergio Mattarella e al primo ministro Giorgia Meloni, per impedire qualsiasi conversione degli spazi culturali di Roma. È nostro dovere trasformare queste cattedrali nel deserto abbandonate in veri templi della cultura, luoghi capaci di nutrire le anime sia delle generazioni presenti che di quelle future».