Nell’episodio di martedì di Watch What Happens Live with Andy Cohen, Maya Hawke ha ammesso che, da adolescente, il peggior casino in cui si è trovata è stato quando ha mentito ai suoi genitori, Ethan Hawke e Uma Thurman.
«Ho detto che stavo andando a terapia e invece in realtà ho perso la verginità», ha rivelato l’attrice 24enne, che a settembre vedremo nel cast corale del nuovo film di Wes Anderson, Asteroid City.
«Non posso credere di averlo appena detto», ha riso la star di Stranger Things. Per poi aggiungere: «Mio padre era parecchio turbato».
Maya ha confermato che Ethan, 52 anni, le «ha fatto davvero passare un brutto momento», prima che le dicesse qualcosa che suo padre non si aspettava. «Mi ha chiesto: “Dov’eri? Dove sei andata?”. E io ho risposto: “Come posso avere dei segreti se non posso dire bugie?”», ha ricordato l’attrice.
«Con quella frase dovresti farci un adesivo per il paraurti», ha scherzato Bryan Cranston, sua co-star in Asteroid City.
«Conoscendo tuo padre, pensavo che avrebbe rispettato il momento», ha detto Andy Cohen a Maya. E lei ha confermato: «Lo ha fatto! Era tipo: “Fanculo questo ragazzo!”, o tipo: “Oh, va bene. Beccata di nuovo!”».
Nonostante sia cresciuta come figlia di due candidati all’Oscar, Maya non ha sempre pensato che sarebbe diventata un’attrice e non c’è stato un vero e proprio momento in cui si è resa conto che quella era la sua strada.
«Ho sempre fatto solo recite scolastiche e campi di recitazione durante l’estate. Forse ho capito di volerlo fare professionalmente quando ho capito che non c’erano recite scolastiche per adulti», aveva raccontato tempo fa. «Il posto più felice al mondo per me era sul set o sul palco».
Maya sa anche che i nomi dei genitori hanno sicuramente aiutato la sua carriera: «Sono molto grata a entrambi per avermi reso così facile fare la cosa che amo», ha spiegato Maya. «Penso che mi daranno almeno un paio di possibilità grazie a loro. E poi, se faccio schifo, mi butteranno fuori da Hollywood. Ed è quello che dovrebbe succedere. Quindi cercherò solo di non fare schifo».