Mother! ha diviso Venezia: c’è chi l’ha fischiato, forte, e chi l’ha applaudito, altrettanto forte. Ma Darren Aronofsky non è un tipo che se la prende, alla tensione del Lido c’è abituato: qui ha vinto il Leone d’Oro nel 2008 grazie a The Wrestler ma ha fatto anche flop nel 2006 con The Fountain. E commenta con diplomazia le critiche: «C’è sempre un livello di gusto per quanto riguarda i film. Sicuramente questa pellicola è tosta, è come un percorso sulle montagne russe. Ma ovviamente non tutti sono disposti a salire sulle montagne russe».
Alla sua destra in sala stampa c’è la protagonista Jennifer Lawrence, che i rumors indicano come nuova compagna del regista (lui avrebbe scritto questa parte apposta per lei). In effetti la chimica c’è e si vede: finiscono le frasi l’una dell’altro e, se lui la interrompe per parlare, viene sgridato che nemmeno Raimondo Vianello con Sandra. Quando Michelle Pfeiffer dice: «Io sono attratta da cineasti che hanno un lato oscuro» e ammicca a Darren, alla Lawrence scappa (o forse no?) un: «Anche io» con relativo sorrisetto. «Io invece no» chiosa divertito Javier Bardem.
Mother! è a metà tra thriller psicologico e horror, con un tocco demoniaco alla Rosemary’s Baby: «È ispirato alla fiaba di Barbablu, a Edgar Allan Poe e perfino a Il fascino discreto della borghesia di Buñuel: ho messo delle persone in una stanza e gli ho fatto demolire la società» spiega Aronofsky «Se a Il Cigno Nero ho lavorato per 10 anni, la prima bozza di questa sceneggiatura mi è uscita in soli cinque giorni, tipo sogno febbricitante, pensando al nostro pianeta come a una casa che stiamo distruggendo».
Nel film persino i “non-nomi” dei protagonisti sono inquietanti: Javier Bardem è semplicemente “lui”, uno scrittore di successo con il blocco creativo, mentre Jennifer Lawrence è “madre”, sua giovane compagna e musa, che ha ricostruito la villa dove vivono, distrutta in un incendio. La loro esistenza viene sconvolta dell’arrivo di ospiti inattesi, la Pfeiffer e Ed Harris: «Darren mi ha messo in contatto con una parte di me che non conoscevo, è stata la cosa più difficile e insieme bellissima che abbia mai fatto» racconta la Lawrence e svela: «Io sono una chiaccherona, ma quando parlo davanti a un microfono un po’ di paura c’è». Beh, prima non sembrava.
A chi tenta di offrire una sua interpretazione della pellicola Bardem risponde: «La storia va molto agli estremi, ci sono tante letture possibili in questo film e devi scegliere quella che ti piace di più. È il rapporto tra un creatore e la sua creazione, che questa si chiami scrittura, casa, terra».
L’artista si nutre della sua musa e i fan si nutrono dell’artista, come in una sorta di cannibal-movie, osserva qualcuno. Siete mai stati cannibalizzati dagli ammiratori? «Senza i miei fan non potrei fare il lavoro che amo: loro però conoscono i miei personaggi ma di me non sanno nulla» afferma la Lawrence «Cerco di scattare più foto e firmare più autografi possibili sul tappeto rosso, ma può anche capitare che io scenda da un aereo e abbia solo voglia di andare a casa a mettermi in pigiama». Sulla stessa domanda a Bardem parte la spontaneità e inizia a parlare spagnolo, scatenando il panico delle interpreti della conferenza: «Un artista ha una sola responsabilità: la sua opera. La mia vita è un’altra cosa. E a me, comunque, non mi ha mai mangiato nessuno».