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Neri Marcoré: «Quel mio primo concerto di Bennato…»

Abbiamo incontrato l'attore in occasione RisorgiMarche, il festival nato per la rinascita delle comunità colpite dal terremoto attraverso la musica: da Brunori Sas a Francesco De Gregori

Sorride, Neri Marcoré, raccontandoti RisorgiMarche, un “festival di solidarietà per la rinascita delle comunità colpite dal sisma” che viaggia per 13 tappe, dal 25 giugno al 3 agosto, nella sua regione “calma e grintosa”. Un territorio che rappresenta il 57% delle aree colpite dalla catastrofe, con 32.000 sfollati, 131 comuni coinvolti, 1.000 chiese lesionate e 2.600 opere d’arte danneggiate.

E dall’arte riparte Neri Marcoré, dalla musica “che aggrega e crea un senso di appartenenza”. E ci tiene subito a smorzare qualsiasi polemica sui fondi: “grazie agli sponsor si copriranno gran parte delle spese e anche quelle che dovrà coprire la Regione pescano in serbatoi diversi da quelli della ricostruzione. E alla fine dell’evento sul sito vi sarà la massima trasparenza sul loro utilizzo”. Sorride Neri Marcoré, e ha ragione da vendere: ha fatto qualcosa di molto speciale, anche se lui questa line-up che viaggerà nei territori più colpiti dal terremoto e conta Niccolo Fabi (il 25 giugno), Malika Ayane (il 7 luglio), Daiana Lou (8 luglio), Ron (9 luglio), Enrico Ruggeri (12 luglio), Paola Turci (20 luglio), Bungaro (23 luglio) Samuele Bersani (25 luglio), Daniele Silvestri (27 luglio), Fiorella Mannoia e Luca Barbarossa (30 luglio), Brunori Sas (31 luglio), Max Gazzé (2 agosto) e, nell’unica sua data dell’anno, Francesco De Gregori il 3 agosto, la fa quasi sembrare normale. Come tutto quello che fa.

“Non smetteremo mai di ballare” scrissero nel 2001 i giovani israeliani di fronte a una discoteca davanti alla quale un kamikaze uccise 20 di loro. RisorgiMarche è il tuo “non smetteremo mai di suonare” da sbattere in faccia al terremoto?

La paura, a suo modo, somiglia molto alla felicità. Sono sentimenti che per fortuna e purtroppo durano poco, alcuni istanti. Il punto però è che il flusso che abbraccia le nostre vite è legato alla normalità ed essa è legata all’azione, a scelte che ci permettano di viverla nel modo migliore possibile. Quando arriva la felicità anche per questo sappiamo riconoscerla e amarla, così come la paura, che ci mozza il fiato, ci blocca il sangue e poi però sappiamo farle fronte ed è impossibile non ripartire. Succede dopo gli attentati così come dopo le catastrofi, è così dalla notte dei tempi. Dobbiamo trasformare il dolore e la distruzione in qualcos’altro, anche aiutando questo processo con un risorgimento artistico, con una ricostruzione emotiva e intellettuale. Ho pensato che potesse essere bello, quest’estate, la prima dopo il terremoto, creare qualcosa che sollecitasse il desiderio delle persone a partecipare, a vivere un po’ di bellezza. Non è una raccolta fondi ma l’occasione per condividere un tempo comune, un senso di appartenenza delle comunità coinvolte. Certo, sono marchigiano, ma in questi casi non esistono confini.

La musica è fondamentale per te. Salirai anche tu sul palco?
Sarò costretto a suonare, temo. Lo temo per gli spettatori, ma non è mania di protagonismo: sarà dettato dalla gioia e la voglia di fare qualcosa insieme, la stessa che viene fuori nei bivacchi attorno al fuoco. Verranno tanti miei amici e sarà impossibile non accompagnarli in quest’avventura che hanno accolto con gioia e generosità, liberando date in tour affollati e venendo gratis (ma i musicisti li paghiamo, perché è giusto così). La musica è la mia più grande passione, fin da piccolo, quando mi dicevano che sarei dovuto andare allo Zecchino d’Oro. Non dipendeva da me, se mi avessero portato probabilmente avrei cantato con l’Antoniano. Al di là di questo, però, credo che la musica aggreghi più di qualsiasi altra arte, la musica è più collettiva: poesia e pittura, per dire, sono più intime. E dal momento che penso a questi concerti come un modo per ricominciare insieme, l’unico pagamento non sarà un biglietto, ma l’obbligo di percorrere gli ultimi chilometri per accedere alle aree delle performance a piedi. Non soldi, insomma, ma sudore. Vorrei che tutti riprendessimo il contatto con l’ambiente ma anche tra le persone. Camminare, non parcheggiare, accalcarsi ai cancelli, cercare la visuale migliore senza neanche guardare in faccia gli altri. Arrivare, piano e godersi tutto. Una sorta di marcia per la vita: nel senso musicale e… sportivo.

Uno di questi 13 potrebbe essere il primo concerto per molti giovani. Qual è stato il tuo primo concerto?
Uno che non scelsi: vinsi due biglietti con un quiz radiofonico: era un live di Miguel Bosé a Porto Sant’Elpidio, vicino a casa mia. Ci portai mia cugina, ci accompagnò mio zio. Il primo che scelsi, a neanche 14 anni, fu di Bennato: consumavo i suoi dischi e ci andai. Vivendo in provincia non c’erano molte occasioni di vedere grandi artisti, c’è anche questo nella mia volontà di costruire questo progetto fatto di 13 date.

Questi 13 concerti sono un po’ una tua greatest hits dell’anno o sbaglio?
Sì, la stima è contata ancora più dell’amicizia nelle scelte. Ed è stato inevitabile farsi guidare dall’amore per la loro arte. Poi i sentimenti che proviamo l’uno per l’altro e la loro generosità ha fatto sì che trovassero il modo di compiere la missione impossibile di ricavarsi una data per noi. Se devo fare un nome, ma sono davvero tutti bravi e non so dirvi chi lo sia di più, dico Niccolò Fabi, perché Una somma di piccole cose ed Ecco sono tra i più bei dischi degli ultimi anni e amo il suo talento cristallino quanto lo è lui come persona. Ma sono tutti straordinari, davvero, conta che ho scelto Brunori Sas per il giorno del mio compleanno!

Confessa, ci sarà una 14ima data tutta tua
Io sarò il 12imo uomo in panchina, pronto a entrare. Anche se, confesso, c’è mancato poco che vi toccasse una data tutta mia.

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