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Non è estate senza i film di Almodóvar al cinema

Arriva ‘Corpi in prestito’, la rassegna che riporta al cinema cinque capolavori del regista spagnolo. Ecco i titoli

Foto: Jean-Marie Leroy courtesy of El Deseo

Dopo il successo dell’estate scorsa, torna la rassegna che riporta in sala – a partire dal 10 giugno – i film di Pedro Almodóvar, distribuiti da CG Entertainment in collaborazione con Cinema Beltrade – Barz and Hippo.

Cinque film, usciti originariamente tra gli anni ’90 e i 2000, attraverso cui “ripassare” lo stile unico dell’autore spagnolo, che ha lasciato un’impronta indelebile nel panorama cinematografico internazionale. Il titolo della rassegna, Corpi in prestito, sta a sottolineare uno dei temi centrali della sua opera, il corpo appunto, che riveste un ruolo fondamentale e diventa uno strumento narrativo attraverso il quale esplorare i desideri, le relazioni e le identità.

Si comincia con Kika – Un corpo in prestito (1993), con cui Almodóvar mette in scena corpi che diventano oggetto di desiderio, manipolazione, trasgressione e anche metafora della società contemporanea, con le sue ossessioni e le sue perversioni. Poi Il fiore del mio segreto (1995), dove il tema del corpo è affrontato in modo più intimo e delicato: la protagonista (Marisa Paredes) si trova a confrontarsi con il suo corpo e con la sua identità in un viaggio interiore che la porta a riscoprire sé stessa e a liberarsi dalle convenzioni che la soffocano.

Gli altri titoli sono Parla con lei (2002), vincitore dell’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, in cui il corpo diventa il confine tra la vita e la morte, ma anche il mezzo attraverso il quale esprimere amore, desiderio e intimità; La mala educación (2004) con Gael García Bernal, in cui si intrecciano storie di passione, violenza e perdono, e dove i corpi dei personaggi sono prigionieri dei loro desideri più oscuri e delle loro esperienze traumatiche; e Volver – Tornare (2006), che esplora il tema della maternità, della morte e della rinascita attraverso il corpo delle donne (tra cui una Penélope Cruz candidata all’Oscar), che diventa il luogo della vita e della morte, della sofferenza e della resilienza.

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