Uno dei personaggi più sottovalutati e affascinanti dell’universo di Star Wars è senza dubbio Mace Windu. Pur appartenendo alla controversa seconda trilogia, quella sì del senatore Palpatine, ma anche di Jar-Jar Binks, il maestro Windu è un potente jedi impersonato da Samuel L. Jackson che impersona il concetto di equilibrio nella forza, che non solo perora nei suoi saggi discorsi ma pure rappresenta iconograficamente con il colore della sua spada laser, che è viola, cioè l’incrocio tra il rosso dei cattivi e il blu dei buoni. Le forze del bene e quelle del male non prevarranno mai l’una sull’altra, ma saranno sempre in una dialettica che permetta al centro dell’universo di restare neutro, equilibrato, perchè i giudizi di valore sono degli uomini mentre il cosmo, il divino, o nel caso della creazione di George Lucas la Forza, è quello che tiene in mano il perno della bilancia.
La settimana passata si stava chiudendo con un bellissimo momento di televisione rappresentato dal ritorno sullo schermo (stavolta quello di Netflix) di David Letterman, che ha inaugurato il suo nuovo format di 6 puntate My next guest needs no introduction con un’intervista a Barack Obama. E sarebbe anche potuta finire lì, ma lo spirito di Mace Windu, che qualcuno dice morto, mentre altri sostengo sia tornato in vita sotto le mentite spoglie del nuovo supercattivo Snoke, continua a fare buona vigilanza sull’equilibrio della forza e ha di nuovo operato nell’ombra per preservare il bilanciamento esatto del cosmo, e quindi in zona cesarini è arrivata un’altra intervista, quella di Barbara D’Urso a Silvio Berlusconi. Un colpo di coda straordinario, che non si è limitato a chiamare in causa da una parte un premio nobel e uno che intervista il meglio dello showbiz mondiale e dall’altra parte un condannato per frode fiscale (e 8 volte prescritto, senza contare le depenalizzazioni e gli indulti) e una che nel primo blocco della medesima puntata ha intervistato il ‘Ken italiano’ e la donna con le tette finte più grosse del mondo. Il processo di giustapposizione è stato completo, e ha riguardato pressocchè tutti gli aspetti delle trasmissioni. Bravo, maestro Windu, bel lavoro di fino. Vediamo nel dettaglio la composizione di questo capolavoro di equilibrio:
1. LE LUCI
Gli scenografi dello show di Letterman illuminano il Marian Anderson Theatre di New York con una manciata di fari frontali, che danno vita sul palco a un gioco di luci ed ombre, chiaroscuri che non nascondono le rughe del conduttore e le imperfezioni della pelle del presidente, a restituire ad entrambi un senso di umanità quotidiana lontano dalla metaforica patina dei loro momenti passati alla ribalta. Gli scenografi di Domenica Live, come al solito, illuminano lo Studio 11 di Cologno Monzese con la filosofia che ha reso celebre l’elettricista Biascica di Boris: smarmella tutto. Un tripudio di bianco luce-in-fondo-al-tunnel che non lascia feriti e prigionieri, a restituire a tutti i presenti in studio la beata certezza che tutti siamo uguali. Se non di fronte a Dio, almeno alle luci di Barbara D’Urso.
2. IL PUBBLICO
Uguali e diversi, invece, gli spettatori che assistono alle due messe in onda. Uguale l’entusiasmo, il consenso, il fragore riservato all’ingresso dei due ospiti; durante l’intervista di Letterman si ride assieme al presidente Obama, dalla D’Urso si levano grida belluine ad ogni dichiarazione di espulsione d’immigrati e di abbattimento delle aliquote di Berlusconi, ma il gradimento è lo stesso. Leggermente diverso l’approvvigionamento di pubblico, che da una parte avrà lottato con le unghie e coi denti per accaparrarsi una poltrona, mentre dall’altra lo vanno a prelevare con le camionette ad Andria e a Gioia del Colle. Tengo a specificare che in ogni caso i prelevati sono consenzienti.
3. LE DOMANDE
Ovviamente stiamo parlando di due interviste diverse negli scopi, visto che una riguarda un presidente uscente e l’altra un presunto candidato alla presidenza (dico presunto perchè al momento, per gli effetti retroattivi della legge Severino e almeno fino ad un’eventuale sentenza favorevole della Corte Europea, Berlusconi non può candidarsi ad alcunchè). E’ naturale che le domande riguardino due sfere differenti, quelle ad Obama spaziano dalla sua nuova vita da ‘pensionato’ alle tematiche di attualità come l’impatto delle fake news sulle ultime elezioni americane o il rinascente movimento della supremazia bianca, mentre gli interrogativi posti a Berlusconi riguardano i temi portanti della sua campagna elettorale. Diverso invece l’atteggiamento degli intervistanti: David osserva Barack con un’ammirazione palpabile, Barbara guarda Silvio tra il trasognante e l’estasiato. Che magari non è il modo migliore di guardare un esponente politico in un periodo di par condicio, ma sicuramente è il modo giusto di guardare il tuo datore di lavoro.
4. LE RISPOSTE
Barack Obama potrà anche essere diventato un consumato entertainer, dopo otto anni di discorsi dal podio dell’ufficio stampa della Casa Bianca ed altrettante ospitate nel salotto di Letterman, ma ha uno charme fiammante e risposte distanti anni luce dalla banalità. Le sensazioni provate nel lasciare sua figlia nelle braccia del college, gli insegnamenti tratti dall’abbandono paterno e da ‘una crisi economica e due guerre’ che ha affrontato durante il suo mandato, le riflessioni sull’influsso dello schiavismo sui pregiudizi di razza. Aiutato anche da un emozionante servizio sul ponte di Selma e su John Lewis, il senatore afroamericano che per primo lo attraversò a capo di centinaia di persone di colore che chiedevano diritti, il presidente esprime la sua visione del mondo con concetti chiari e un lessico partecipante, quello di un nero che viene dal niente e si è preso tutto, ma senza lasciarsi indietro nemmeno un briciolo di quello che era, il suo senso di giustizia e perfino lo slang con cui chiama affettuosamente Letterman ‘bro’ e ‘buddy’.
Silvio Berlusconi è sì un consumato entertainer, ma stavolta lascia a casa le barzellette su bestemmie e Rosy Bindi e si concentra su altri classici cavalli di battaglia, anche se deve fare i conti con i tempi che cambiano. Non ci sono più i comunisti (qualora ci siano mai stati, negli ultimi ventitrè anni) e allora stavolta i grillini sono addirittura ‘peggio dei comunisti’. L’ici non è più una preoccupazione, e allora subentra la ‘flat tax’ che sostiene essere adottata già da tantissimi altri paesi, e in effetti gli stati dell’ex unione sovietica, famosi per la loro economia florida, e i paradisi fiscali dove il sistema di tassazione ad aliquota fissa viene applicato sono veramente tanti. A contrapporsi al movimento di emancipazione afroamericana, che scardinava tra le altre cose il pregiudizio secondo cui i neri fossero tutti delinquenti, ci pensa la dichiarazione del Cav a sostenere che ‘476.000 immigrati per mangiare devono delinquere’. Tutti eh, mica solo qualcuno. Il (fu) presidente esprime la sua visione del mondo con concetti chiari alla solita casalinga di Voghera e un lessico partecipante. Partecipante a quello di Luca Giurato, con alcuni simpatici giochi di parole tra tasche, tasse e casse e l’apparizione di un ‘Premio NOBILE’ per l’economia.
Il commiato. David Letterman, dopo un’ora intensa e divertente, saluta Barack Obama confessandogli che ‘Quando ero piccolo ti insegnavano, e lo fanno ancora oggi, che al netto di chi sia l’uomo o la donna in carica devi rispettare il ruolo del presidente. Senza alcun dubbio, tu sei il primo presidente che rispetto davvero’. Barbara D’Urso, dopo un’ora intensa e divertente per chi abbia cambiato canale, saluta Silvio Berlusconi confessandogli che ‘l’intervista finisce qua, ma voi non cambiate canale che torniamo subito con Annalisa Minetti e il suo pancione di sette mesi’. Complimenti, venerabile maestro Windu, ce l’hai fatta. La forza è tornata in equilibrio. Per quanto riguarda la tua temibile spada viola, spero che dopo aver visto entrambe le interviste ti sia venuta qualche idea su come usarla al meglio.