«Questa non è solo la storia di un Peter Pan, Agostino. È la storia di chi guarda Agostino: Yuri. Un ragazzo che vive una vita senza scintille con una zia che lo tratta come un bambino e che trova in Agostino la spinta ad andarsene e a lasciarsi dietro una gabbia di troppo amore e un noioso paese della costa abruzzese». Così Simone Bozzelli racconta la sua opera prima Patagonia, premiata alla 76esima edizione del Locarno Film Festival e al cinema dal 14 settembre.
Reclutato come assistente da Agostino (Augusto Mario Russi, al suo esordio come attore), animatore di feste di compleanno per bambini, Yuri (Andrea Fuorto) sale sul suo camper e inizia una vita nomade. Lungo le strade del centro Italia, tra una sigaretta, una canna e un CD che si blocca, tra Agostino e Yuri nasce un rapporto ambiguo fatto di premi e punizioni e la promessa di un viaggio nella Terra del Fuoco, in Patagonia. Ma prima bisogna lavorare, guadagnare. Altrimenti come si parte? A lavorare, però, è sempre più Yuri, soprattutto quando Agostino spegne il camper in un villaggio dove si fa sempre festa a suon di techno.
«Quando arriviamo al campo rave, Agostino non è altro che uno dei tanti giovani frastornati, fluttuanti sessualmente e psicologicamente indeterminati», continua Bozzelli, autore di diversi corti presentati a festival internazionali e regista del video di I Wanna Be Your Slave dei Måneskin, che ha vinto l’MTV Music Award per Best Alternative Video. «A muoverli non è l’ambizione ma il precipitato di un desiderio che serve a sbarcare il lunario e arrivare a domani, dove tutto ricomincia uguale a ieri. A colpi di 160 bpm inseguono la libertà, o meglio: un’illusione di libertà. La stessa che Agostino promette a Yuri, in Patagonia. Un sogno che si traduce in un gioco di forza e dipendenza. E a Yuri non resta che imparare l’esperienza della scelta, sapendo che qualsiasi scelta implica sempre una perdita. Anche di libertà».