«Questa non è solo la storia di un Peter Pan, Agostino. È la storia di chi guarda Agostino: Yuri. Un ragazzo che vive una vita senza scintille con una zia che lo tratta come un bambino e che trova in Agostino la spinta ad andarsene e a lasciarsi dietro una gabbia di troppo amore e un noioso paese della costa abruzzese». Così Simone Bozzelli racconta la sua opera prima Patagonia, premiata alla 76esima edizione del Locarno Film Festival e al cinema dal 14 settembre.
Simone Bozzelli. Foto: Federico Papagna
Reclutato come assistente da Agostino (Augusto Mario Russi, al suo esordio come attore), animatore di feste di compleanno per bambini, Yuri (Andrea Fuorto) sale sul suo camper e inizia una vita nomade. Lungo le strade del centro Italia, tra una sigaretta, una canna e un CD che si blocca, tra Agostino e Yuri nasce un rapporto ambiguo fatto di premi e punizioni e la promessa di un viaggio nella Terra del Fuoco, in Patagonia. Ma prima bisogna lavorare, guadagnare. Altrimenti come si parte? A lavorare, però, è sempre più Yuri, soprattutto quando Agostino spegne il camper in un villaggio dove si fa sempre festa a suon di techno.
«Quando arriviamo al campo rave, Agostino non è altro che uno dei tanti giovani frastornati, fluttuanti sessualmente e psicologicamente indeterminati», continua Bozzelli, autore di diversi corti presentati a festival internazionali e regista del video di I Wanna Be Your Slave dei Måneskin, che ha vinto l’MTV Music Award per Best Alternative Video. «A muoverli non è l’ambizione ma il precipitato di un desiderio che serve a sbarcare il lunario e arrivare a domani, dove tutto ricomincia uguale a ieri. A colpi di 160 bpm inseguono la libertà, o meglio: un’illusione di libertà. La stessa che Agostino promette a Yuri, in Patagonia. Un sogno che si traduce in un gioco di forza e dipendenza. E a Yuri non resta che imparare l’esperienza della scelta, sapendo che qualsiasi scelta implica sempre una perdita. Anche di libertà».