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Perché tutti odiano ‘Joker: Folie à Deux’?

Soprattutto negli Stati Uniti, dove il sequel di Todd Phillips fa flop (meglio invece al box office internazionale). Il pubblico diserta le sale, la stampa lo massacra e c’è chi mette in dubbio pure Lady Gaga. Ecco cosa sta succedendo

Foto: Warner Bros.

Era il film più atteso dell’autunno, forse addirittura dell’intera annata, è diventato il film che tutti odiano (o che tutti amano odiare). Soprattutto negli Stati Uniti, dove Joker: Folie à Deux registra un sonoro flop al botteghino nel primo weekend: “solo” 47 milioni di dollari, a fronte di un budget di quasi 200, che secondo molti sullo schermo manco si vedono, e che a questo punto difficilmente saranno ripagati.

O forse ci penserà il box office internazionale, dove il film di Todd Phillips è partito decisamente meglio: 81 i milioni di dollari incassati, di cui quasi 5 in Italia, Paese che (almeno per ora) sembra non voltare le spalle al capitolo numero 2 del film che ha vinto il Leone d’oro a Venezia nel 2019, ha dato un Oscar a Joaquin Phoenix e – cosa da un punto di vista monetario decisamente più rilevante – ha incassato oltre 1 miliardo di dollari su scala globale.

In ogni caso, gli incassi non basterebbero a ridimensionare l’odio che in America chiunque, dalla stampa al pubblico, sembra mostrare in questi giorni nei confronti del film. E anche certi articoli pubblicati in queste ore confermano che la strada di Folie à Deux è segnata per sempre. Variety pubblica la cronaca di una visione in un multiplex mezzo vuoto in cui, a pochi minuti dalla proiezione in uno dei primi giorni di uscita (che, considerato un film come questo, dovrebbero essere caldissimi), ancora si trovano biglietti, e dove la gente è più interessata a pomiciare (pardon) che a guardare il film.

Il New York Magazine mette invece in discussione Lady Gaga, che sulla carta era l’elemento che avrebbe dovuto fare la differenza (e, dicono gli esperti, portare nelle sale una maggior quantità di pubblico femminile; cosa che, almeno adesso, non sta accadendo). “Perché Lady Gaga è diventata all’improvviso così noiosa?”, titola un pezzo uscito sulla rivista, in cui si legge: “Sono finiti i giorni del ‘Ci possono essere cento persone in una stanza che non credono in te…’ (frase diventata celebre che ripeteva sempre durante il tour promozionale di A Star Is Born, ndr) e i monologhi sulle tecniche di recitazione di Stanislavskij. Al loro posto c’è un orribile caschetto rosso, un nuovo album (Harlequin) che è appena discreto e un’aria di serietà eccessiva. ‘È tutto molto più spaventoso [adesso]. Mi mette molta ansia’, ha detto Gaga in un recente video di Vogue, paragonando l’uscita di Harlequin a quella di Joker 2. ‘Mi sento molto fragile, […] il che probabilmente è irragionevole e sciocco, ma sì, è così che mi sento’, per poi ridere nervosamente. Una risata nervosa? La Gaga che conosciamo è una performer che ha trasformato le apparizioni promozionali in performance art da quando ha recitato nel suo primo film. Durante il press tour per A Star Is Born, ha fatto un’operazione di rimozione degli strati [da popstar] fino a raggiungere una vera vulnerabilità accanto a Bradley Cooper, dalla première della Mostra del Cinema di Venezia fino alla performance sulle note di Shallow agli Oscar, insieme spettacolare ed emozionante. Ed è stato fantastico! Ora sta facendo chiacchierate con Bill Gates in cui parla come una persona normale. […] È chiaro che sa come usare la stampa. Deve aver evitato le sue tipiche manovre con i giornalisti se il tour per un film grande come Joker 2 (e per una parte iconica come quella di Harley) non sta facendo nessuno scalpore”.

Sembrano sfumare, a questo punto, le possibilità di una sua nomination agli Oscar, la seconda come attrice dopo quella per A Star Is Born, che le ha dato una statuetta per la miglior canzone originale (Shallow, appunto). E come lei difficilmente saranno candidati Joaquin Phoenix, nonostante la prova ancora monumentale nei panni di Arthur Fleck, il regista Todd Phillips e il film stesso.

La pietra tombale è la percentuale di approvazione su Rotten Tomatoes, l’aggregatore di recensioni che può davvero determinare il destino di un film: al momento, solo il 33% di consensi. E commenti del tipo “Che spreco” (il critico Leonard Maltin), “I problemi del film sono così lampanti che ci si chiede cosa sia successo dietro le quinte” (The Atlantic) e “Un film patologicamente non necessario” (New York Post) non fanno che peggiorare la situazione.

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