È stato annullato il processo che Roman Polanski (91 anni) avrebbe dovuto affrontare l’agosto prossimo a Los Angeles, legato al presunto caso di stupro avvenuto nel 1973 la cui vittima sarebbe stata una ragazza minorenne.
Lo ha confermato il legale del regista, Alexander Rufus-Isaacs, che martedì ha parlato con l’agenzia AFP. Nelle parole di Rufus-Isaacs, il caso sarebbe stato «risolto durante l’estate con mutua soddisfazione delle parti», e sarebbe ora «formalmente chiuso».
Le dichiarazioni sono state confermate anche da Gloria Allred, legale della presunta vittima. Raggiunta da Variety, l’avvocato ha dichiarato che «le parti sono state soddisfatte dall’accordo raggiunto». Polanski ha lasciato gli Stati Uniti, dove si sarebbe dovuto tenere il processo, nel 1978, a seguito delle accuse di stupro rivoltegli da una tredicenne. Portato a processo, lasciò il paese alla vigilia della sentenza. Tutti i tentativi di estradizione sono finora caduti nel vuoto.
La presunta vittima del 1973 aveva depositato la sua causa nel 2023, a cinquant’anni dai fatti, e si era identificata come Robin M. Ricostruendo i fatti legati alla violenza denunciata, aveva dichiarato che fossero avvenuti nella casa di Polanski a Benedict Canyon (area di L.A.). All’epoca lei aveva 16 anni. La ragazza avrebbe incontrato il regista qualche mese prima a una festa, e lui l’avrebbe invitata a una cena, durante la quale le avrebbe dato degli shot di tequila e l’avrebbe portata a casa sua, dove sarebbe svenuta sul letto.
La querelante si sarebbe poi svegliata nel letto di fianco a Polanski, il quale le avrebbe detto che voleva fare sesso con lei. Lei si era rifiutata, arrivando a supplicarlo di non farlo. Il regista si era sempre dichiarato innocente.