La polemica sulla presenza di Roman Polanski alla 45esima edizione dei César, i cosiddetti “Oscar francesi”, non si placa. Tanto che, nonostante le 12 candidature ottenute dal suo film L’ufficiale e la spia, il regista ha deciso di non presentarsi alla cerimonia di assegnazione dei premi prevista per il 28 febbraio. «Sappiamo già come andrà a finire quella serata», ha fatto sapere Polanski in anticipo. «Le attiviste femministe mi hanno già minacciato con un pubblico linciaggio, alcune hanno già promesso nuove manifestazioni davanti alla sala in cui si svolgerà la cerimonia. Temo che, se ci sarò, assisteremo più a un dibattito collettivo che a una festa del cinema». Ha inoltre aggiunto che la sua assenza mira a proteggere il suo team e la sua famiglia, «che hanno già dovuto subire moltissimi affronti e insulti».
La scelta dell’autore di Rosemary’s Baby e Il pianista arriva, appunto, dopo le tante proteste da parte dei gruppi femministi, che ancora non gli perdonano i passati casi di molestie sessuali e si schierano contro il record di nomination registrato dal suo ultimo film. Ma anche dopo un periodo turbolento per l’intera Accademia dei César, i cui vertici hanno deciso di dimettersi in blocco subito dopo la cerimonia di quest’anno, anche sull’onda delle polemiche sollevate dal “caso Polanski”.
Difficile dunque pensare a un trionfo dell’Ufficiale e la spia la sera del 28 febbraio. Tra i concorrenti più accreditati alla vittoria della statuetta di “miglior film” ci sono, a questo punto, I miserabili di Ladj Ly, candidato quest’anno all’Oscar tra i film internazionali, e Ritratto della giovane in fiamme di Céline Sciamma, già premiato all’ultimo Festival di Cannes per la sceneggiatura.