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Tanti auguri Al Pacino: 10 cose che non sapete su di lui

Sono tante, tantissime, le curiosità sull'attore. Ve ne raccontiamo qualcuna nel giorno del suo settantanovesimo compleanno

Se ti chiami Al Pacino e sei una leggenda vivente del cinema il minimo che si possa fare in occasione del tuo compleanno è dedicarti un articolo, anche quando di candeline ne spegni 79, non proprio cifra tonda.
Voce roca e sguardo disilluso, il leone di Hollywood ha cambiato (insieme a De Niro) l’approccio stesso alla recitazione e in mezzo secolo di carriera ha lasciato un graffio indelebile sul grande schermo, incarnando il lato più oscuro dell’American Dream ma esplorando magistralmente anche il territorio dei buoni. Spesso e volentieri con una parola d’ordine: “cult”.
Infanzia e adolescenza difficili nel Bronx, un grande amore per Shakespeare e per il palcoscenico («Mi sento più vivo in un teatro che in qualunque altro posto»), nessuna moglie: sono tante, tantissime le curiosità su Al Pacino. Per fargli gli auguri ne abbiamo raccolte 10. Eccole.

Pacino comico?!
Ha iniziato la sua carriera come stand-up comedian: «Quando lo racconto nessuno mi crede» ha confessato. Ed è stato respinto dall’Actors Studio diverse volte prima di riuscire a entrare negli anni ‘60 grazie a Lee Strasberg, il suo maestro. Il resto è storia. Non solo: oggi Al Pacino è il presidente del più noto centro di perfezionamento per attori insieme a Harvey Keitel ed Ellen Burstyn.

Be Italian
«In America la maggior parte degli Italiani in realtà lo è solo per metà. Tranne me. Io sono Italiano al 100%: sono siciliano ma ho anche un po’ di sangue napoletano. Con me hai tutto il pacchetto». Se i nonni paterni provengono da San Fratello (Messina), quelli materni sono originari di Corleone. E il suo nome all’anagrafe è Alfredo James Pacino. Praticamente Il Padrino era già scritto nel suo DNA.

Il Padrino
La produzione aveva proposto volti più noti come Jack Nicholson o Dustin Hoffman: nessuno voleva l’allora semi-sconosciuto Al nei panni di Michael Corleone. Nessuno tranne Francis Ford Coppola che, dopo averlo visto a teatro, lottò per scritturarlo fino quasi ad essere licenziato (gli studios non avevano apprezzato nemmeno la scelta della pecora nera di Hollywood Marlon Brando). E Pacino, che aveva paura di non essere all’altezza del ruolo, pensò che il regista fosse «un po’ pazzo». Il Padrino vinse l’Oscar come miglior film, Brando la statuetta come attore protagonista (che non ritirò) e Pacino conquistò la prima di una lunga serie di nomination. Insomma Coppola, parafrasando Lefty di Donnie Brasco, «ha sempre ragione: anche quando ha torto, ha ragione».

Il Padrino: Parte II
Altro giro, altra candidatura. Al Pacino torna a interpretare Michael Corleone, l’ex bravo ragazzo che ha occupato la poltrona di boss del padre Don Vito: una delle sue performance migliori in assoluto. E Il Padrino: Parte II è uno dei pochi sequel a essere considerato anche meglio della pellicola originale: «Sono stato soltanto fortunato. Persone come Coppola facevano film, e io ho avuto delle opportunità».

Il Padrino: Parte III
Se per il primo lungometraggio l’attore ebbe lo stesso compenso di Robert Duvall, Diane Keaton e James Caan, e cioè 35mila dollari, con il secondo capitolo la cifra lievitò a 600mila più il 10% sugli incassi. Per l’ultima parte della trilogia Pacino provò a contrattare sui cinque milioni che gli vennero sottoposti chiedendone sette, ma Coppola per tutta risposta lo minacciò di aprire il film con il funerale del suo personaggio.

Gli fecero un’offerta… che ha rifiutato
Dopo il successo del Padrino gli veniva proposto «di tutto, non importava che fossi adatto o meno al ruolo». Al Pacino nei panni di Han Solo? C’è mancato poco, ma l’attore declinò la parte del contrabbandiere più amato dello spazio perché non aveva capito lo script di George Lucas. Harrison Ford ringrazia.

Anzi, più di un’offerta
Tra i personaggi iconici a cui ha detto “no” ci sono Travis “Ma dici a me?” Bickle di Taxi Driver, il protagonista di Kramer contro Kramer grazie a cui Dustin Hoffman vinse il suo primo Oscar, ma anche il miliardario di Pretty Woman e il poliziotto di Die Hard, che lanciò la stella action di Bruce Willis: «Ho dato una carriera a quel ragazzo» ha dichiarato Pacino. Il rifiuto di cui si è pentito maggiormente? Quello a Bryan Singer per I soliti sospetti, cui ha dovuto rinunciare perché stava girando Heat – La sfida.

Pacino vs. De Niro
Team Al o team Bob? I due mostri sacri del cinema, che secondo i rumors dovrebbero riunirsi sul set di The Irishman diretti da Scorsese, recitarono per la prima volta insieme (nel Padrino: Parte II non condivisero mai la stessa scena) in Heat – La Sfida (1995), il thriller di Michael Mann in cui De Niro interpreta un rapinatore che decide di organizzare un ultimo grande colpo e Pacino il tenente che gli dà la caccia. Si racconta che prima del faccia a faccia nel ristorante gli attori non fecero nemmeno una prova, per rendere più credibile l’estraneità tra i protagonisti. Il risultato? Epico. Vedere per credere.

Quando si dice “il metodo”…
Al Pacino si è talmente immedesimato nel personaggio di Serpico, poliziotto italo-americano che cerca di combattere la corruzione nel dipartimento di New York, al punto che durante le riprese ha fermato un taxi minacciando di arrestare il conducente per i fumi eccessivi di scarico provenienti dal veicolo.

And the winner is… «che te lo dico a fare!» (da Donnie Brasco)
Nonostante sia stato nominato otto volte dall’Academy, ha vinto un solo Oscar per il film Scent of a woman – Profumo di donna, dove interpreta con ironia e profondità il colonnello cieco Frank Slade. Ma Pacino è uno dei 23 attori nella storia ad aver conquistato, oltre al massimo riconoscimento cinematografico, anche quello televisivo (Emmy) e teatrale (Tony Award), e cioè “The Triple Crown of Acting”, la tripla corona della recitazione. Per dirla con il leggendario Montana di Scarface: «Vuoi fare la guerra con me? Ok, farete la guerra con il più forte!».

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