Motivo 1
Perché ha un linguaggio modernissimo. L’uso del montaggio, il mix tra materiale d’archivio e scene di fiction è perfetto, efficace e innovativo.
Motivo 2
Perché grazie a The Big Short si vede meglio quanto Michael Moore e tutta la scuola del “documentario a tesi” – ovvero quello in cui una posizione precisa viene semplicemente illustrata con immagini didascaliche e monologhi retorici – siano sopravvalutati.
Motivo 3
Perché è un gran film – con tutte le cose che deve avere un gran film – sceneggiatura, recitazione, regia.
Motivo 4
Perché è un gran documentario, con tutte le cose che deve avere un gran documentario: libertà, assenza di pregiudizio, uso creativo del linguaggi visivi.
Motivo 5
Perché le Hollywood stars che recitano in Big Short lo fanno molto, molto bene.
Motivo 6
Perché, come (quasi) tutti i film che usano linguaggi nuovi ha un debito con Godard (pensate solo a Due o tre cose che so di lei, in particolare alle enunciazioni rivolte direttamente allo spettatore che in Big Short servono da “chiarimento” sui dettagli più complessi legati alla materia trattata).
Motivo 7
Perché manca completamente di retorica e moralismo.
Motivo 8
Perché per una volta sembra davvero che le superstar Hollywoodiane vogliano contribuire a cambiare le cose.
Motivo 9
Perché ci ricorda che la più grande crisi economica della nostra generazione ha dei responsabili precisi.
Motivo 10
Perché ci ricorda che nessuno di quei responsabili è finito in galera per averla consapevolmente provocata.